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Aggiornato: 22 maggio 2025


Un'ebrea! gridava il re, che odorava il Sant'Uffizio. E non potendo impallidire, poichè non glielo avrebbe consentito il colore ad olio, la sovrapposta vernice, balzava indietro come uomo che si avveda di aver posto il piede sulla coda d'un serpe. Ma l'udienza, che non partecipava agli scrupoli alle paure del re, gli dette apertamente dell'asino.

Palpitante e viva e stretta se la tenne sul cuore, la sua creatura, ringraziando Iddio per i morbidi capelli che le sfioravano il viso, per la fresca guancia che odorava di sapone, per l'alito dolce che sentiva d'erba e di fiori. Anne-Marie! Anne-Marie! Adorata! Sei stata triste? Dimmi, dimmi. Mi hai desiderata tanto? Hai avuto nostalgia di me?

Il figlio della signora, un ragazzo che odorava di poesia, appena fu alla nuova casa e, per la finestra del tinello, vide le monache, fu preso da un impeto sentimentale e stampò una sessantina di versi claustrali in un giornaletto letterario. Il povero canarino poeta pur lui, era stato tolto piccoletto al nido, e più non ricordava dove e come.

Era scesa, verso le nove del mattino, nella piccola sala da pranzo dove abitualmente faceva colazione con sua madre, quando non v'erano ospiti. Il cielo era tuttavia carico di nubi, strascico d'un temporale furioso durato l'intera notte, che aveva impedito alla fanciulla di dormire. Odorava la terra d'umidit

Il negozio nel quale entrai, odorava largamente di profumi stranieri, di saponi e di cosmetici, di acque e di ciprie; lungo e stretto, era in giuoco a una diversa luce, che a me, rimasto presso il limitare, non permetteva di scorgere le persone del fondo; ne venivano voci confuse. Poi le voci e le persone s'avvicinarono, costringendomi a volger la testa per un fruscìo di sottane.

Entrate « disse Laidulfo, sedendosi ad uno scanno per dar cominciamento al pranzo ». Erano due persone imbacuccate fitte fitte nel mantello, una che portava in mano preziosa fiala di nanfa ed odorava, come fosse costretto respirare aria palustre, l'altra che restò alla finestra del corridoio a guardar nella corte. La casa che abitava Laidulfo era una topaia in vasto, nero e sdrucito edifizio.

Tranne il cappello, che fra veli e piume e spilloni, era di una complicazione ammirabile, tutto il resto era semplice: una gonna nera, un'ampia giacca di lontra, nel cui mezzo era posato un cespuglio di violette finte: finte, ma non importa! Tutta la leggiadra creatura odorava di viva viola, di fresco mughetto, di pura lavanda.

E ricordo, come se ora trascorresse ancora sotto gli occhi miei, il magnifico tramonto che quel giorno imporporava le montagne cassinesi. Il loro dosso s'infiammava, e un roseo riverbero coloriva ogni cosa intorno a noi. Il giardino odorava di mentastra, e il silenzio era alto, l'ora era propizia. Io sentivo battere il mio cuore con palpito insolito.

Dopo aver passato tutta una sera a teatro, avente al proprio fianco un giovanotto bruno, amabile, con una vaniglia all'occhiello che odorava deliziosamente; dopo essersi accordati sul merito della commedia e sugli abiti della prima attrice, creando così una specie di simpatica intesa, di accordo morale, Marta non ebbe nessuna ripugnanza a rivederlo, due giorni dopo, uscendo dalla messa, e altri due giorni ancora accolto in casa, da amico.

Mi chinai su quel corpicciuolo palpitante che odorava di licopodio; mi chinai a guardarlo, a esaminarlo, per riconoscere la somiglianza aborrita. Ma la piccola faccia turgida, ancora un po' livida, con i globi oculari sporgenti, con la bocca gonfia, col mento obliquo, difforme, quasi non aveva aspetto umano; e non m'ispirò se non ribrezzo. A pena nato balbettai a pena nato, non respirava....

Parola Del Giorno

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