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Entrate « disse Laidulfo, sedendosi ad uno scanno per dar cominciamento al pranzo ». Erano due persone imbacuccate fitte fitte nel mantello, una che portava in mano preziosa fiala di nanfa ed odorava, come fosse costretto respirare aria palustre, l'altra che restò alla finestra del corridoio a guardar nella corte. La casa che abitava Laidulfo era una topaia in vasto, nero e sdrucito edifizio.

Vicino a lei stava la fiala fatale!... Camilla era esasperata, pallidissima; ciò dava alla sua rara bellezza alcun che di tetro e di fantastico insieme. Lo scioglimento del suo dramma era vicino, sarebbe stato terribile, lo comprendeva!... Ed intanto donna Livia, colei che era ancora amata da Federico, era uscita illesa da mille pericoli!... Che le giovava la morte di Gabriella?

Gabriella provò un'emozione terribile, ma concentrò ogni sua forza nell'udito; ed era necessario, chè esse parlavano a voce bassissima. Sentite, principessa, diceva Camilla, io possiedo una fiala, che mi fu data da una donna boema; poche gocce del suo contenuto bastano ad uccidere appena fiutate. Donna Maria, benchè un po' spaventata, non esitò. Ebbene, disse, ci varremo di tal fiala.

Ed aggiunse tra : sarebbe più facile impietosire un macigno. , voglio tempo a confessarmi, ripetè Camilla. Il duca per unica risposta le additò il veleno con quell'aria imperiosa, che nessuno sapeva prendere meglio di lui. Ella comprese che tutto era inutile; si decise. Presa la fiala, la fiutò a lungo; cadde subito rovesciata all'indietro... Era morta! Il duca si allontanò da lei.

E dentro a l'un senti' cominciar: <<Quando lo raggio de la grazia, onde s'accende verace amore e che poi cresce amando, multiplicato in te tanto resplende, che ti conduce su per quella scala u' sanza risalir nessun discende; qual ti negasse il vin de la sua fiala per la tua sete, in liberta` non fora se non com'acqua ch'al mar non si cala.

E dentro a l’un senti’ cominciar: «Quando lo raggio de la grazia, onde s’accende verace amore e che poi cresce amando, multiplicato in te tanto resplende, che ti conduce su per quella scala u’ sanza risalir nessun discende; qual ti negasse il vin de la sua fiala per la tua sete, in libert

Una squallida stanza di locanduccia. Un letto disadorno, basso, con accanto una culla napoletana, vuota. Un baule ai piedi del letto. Una tavola con su l’occorrente per scrivere. Poche altre misere suppellettili, tra cui un cassettone e un lavamani. Sopra il cassettone, un biberon, qualche fiala, uno specchietto, dei pettini. Sparsi qua e l

Le amazzoni! Sono fuggite. Sono andate a cercare altri protettori. Anche i mimi lo hanno abbandonato. Schiavi, liberti, cortigiani saccheggiano il palazzo. Gli portano via tutto; financo le coperte del letto e la fiala preziosa, che Lomita gli aveva preparato. Vuole difendere le sue corone di alloro. È solo. Non riesce. I suoi strumenti musicali; la sua cetra. Anche questi gli vengono tolti.

E dentro a l’un senti’ cominciar: «Quando lo raggio de la grazia, onde s’accende verace amore e che poi cresce amando, multiplicato in te tanto resplende, che ti conduce su per quella scala u’ sanza risalir nessun discende; qual ti negasse il vin de la sua fiala per la tua sete, in libert

Quadro di fantasia contemporaneo. Che ne dici il mio grazioso Cenobita? Anch'io, vedi, ebbi l'incarico di scolpire in marmo, un Alcide, ed invece scolpii Ebe, proprio nel momento in cui cade sconciamente colla fiala del suo nettare, dinnanzi a Giove.