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«Stupido! mormorò a l'aria scura che la glicine in fiore profumava. Le parve davvero di vederselo dinnanzi in atteggiamento buffo da innamorato, di sentire le sue esagerate espressioni; e ripetè: Stupido!

IV. Peccano pure mortalmente i conjugi se, nell'atto carnale del matrimonio hanno desiderii di adulterio, vale a dire se si fingono dinnanzi alla mente un'altra persona e voluttuosamente si dilettano immaginandosi di avere invece commercio carnale con lei.

A poco a poco, però, e dinnanzi a quella specie di conversione che si operava in lui, la diffidenza della fanciulla si era sopita; e come avrebbe ella sospettato di lui, se mai una parola od uno sguardo aveva tradito il disegno che egli aveva concepito?

Il portone era socchiuso, due guardie vi stazionavano dinnanzi, trattenendo la folla. La carrozza s'era arrestata di botto, e Giulio di Verdara aveva aperto lo sportello, dando il passo alla signorina di Charmory. La folla si ritraeva, silenziosa.

Perchè mi fai piangere? Perchè farai piangere mia madre? Oh alcune volte impreco contro di Te, e ti odio e vorrei che l'anima tua soffrisse come la mia! E che? La vita, l'avvenire è dinnanzi a me.... , ma dove le risoluzioni? la forza d'animo? la perseveranza? la fede? Alcune volte mi dico: Dimenticarono tanti: dimenticherò anch'io: avrò una famiglia: avrò una carriera.

Per tutta la notte Oberto trepidò, senza chiamare aiuto d'uomo. All'alba tolse su lo zio, lo denudò, lo portò nel corritoio, nella corte, lo pose a terra dinnanzi alle finestre della cappella, e lo coperse del drappo nero dei morti, ma senza croce, senza un ramoscello d'olivo, senza una goccia d'acqua, lasciandogli sporgere i piedi unghiuti e i capegli irti.

Ci fermeremo un po' di giorni, e vi conterò tutto più tardi! E subito le aiutò e aiutò la Nunziatina a preparare il pranzo. Don Giuseppe, di ritorno dalla chiesa col suo solito appetito, non ebbe tempo di turbarsi, vedendosi dinnanzi inaspettatamente "i milanesi" perchè la minestra era in tavola. Ha preparato tutto, ha fatto tutto la nostra Evelina! Tutto quanto!

Pei corridoi dell'albergo, nelle scale, nessun segno di vita. Nel salone da ballo, le candele consunte, il suolo sparso di carte dorate, di banderuole, di tutti i minuti residui del cotillon. Massimiliana rabbrividì, passandovi dinnanzi dagli usci spalancati.

La viscontessa era caduta sul divano, con la testa sul petto, ansimante. «Perdono!.... Perdono!... hai ragione... è colpa anche mia... è stato mio padre... oh!...» Come un singhiozzo le aveva lacerata la gola, Massimiliana era caduta quasi in ginocchio dinnanzi a lei, brancicandola: «Sei tu che devi perdonarmi.... Povera donna! non ti accusare... Che colpa è la tua?.. Sono stata troppo vivace; perdonami...» Allora la viscontessa aveva rotto in pianto. Era un nodo che aveva nel petto, da anni: vederla soffrire in silenzio, senza poter far nulla... e mai un lamento... mai un rimprovero... come una martire... «Oh, Maxette!... povera, povera!...» «Basta!.. tranquillati!..» interrompeva Massimiliana; «buon Dio, basta!.. Vedi: anch'io sono tranquilla... Ma lasciami andare... è giorno chiaro, c'è gi

Erano passati due mesi, quando una notte ebbi la brutta idea di invitarlo a cacciare il leone. Io camminavo dinnanzi e lui camminava dietro a me. Elenka! balbettò Omar che provò involontariamente un brivido. Appena che mi capita a tiro di fucile io l'abbatto! Ho il sangue che mi bolle e nubi di fuoco dinanzi agli occhi. Oh! la vendetta!... la vendetta!... Non ti muovere, padrona!