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Non conosco gli uomini che la conducevano, so da dove venissero. I beduini erano guidati da un greco d'alta statura con barba nera e ispida? , il greco era alto e barbuto, anzi lo scorsi mezz'ora fa seduto sulla riva del Bahr-el-Abiad a quattrocento passi da qui. Omar saltò in piedi colla dritta sull'impugnatura dell'jatagan. Sul suo nero volto brillava una gioia selvaggia, feroce.

Gli egiziani incoraggiati dalla voce del loro reis, cercarono di salire sul ponte della darnas, ma si trovarono dinanzi i sennaresi con a capo Omar, Daùd e Fathma.

Parla, gli disse Omar, con tono minaccioso. Il silenzio potrebbe esserti funesto. Ebbene, , Notis lo sa. M'ha veduto forse? No, ma ti cerca. Basta così. Ora so cosa devo fare. Egli drizzò la prua alla piccola baia in mezzo alla quale galleggiava il suo legno. Arenò il canotto fra le erbe della riva e chiamò Daùd, il quale fu pronto ad attraversare il ponte e a raggiungerlo.

Omar! mormorò Fathma che sentiva la zattera inclinarsi spaventosamente a tribordo. Sta zitta. Ci sono. Il negro aveva afferrata la scimitarra. Egli scagliò una tremenda botta fra i due occhi del mostro che si inabissò rumorosamente sollevando una nube di spuma. Quasi subito una voce partì dall'isolotto più vicino, sul quale bivaccavano alcuni insorti. Ehi! gridò un arabo.

Venne il mezzodì; il rancio composto di pochi grani di durah, d'una piccola porzione di carne di cammello morto di fatica e di alcune goccie di acqua putrida e calda, fu dispensato, ma Omar non comparve.

Il reporter, l'almea e lo schiavo attraversarono il quadrato ingombro di morti e di moribondi, di armi, di cannoni, di cavalli e di cammelli e giunsero ai piedi di una gigantesca rupe che difendeva, verso oriente, le linee egiziane. Omar, vedi dei nemici sulla cima? chiese il reporter. No, rispose il negro. Hai una fune? , l'ho.

Fuoco sui canotti! vociò Fit Debbeud. Sei o sette fucilate tuonarono fra le canne. Al chiaror della polvere accesa furono visti i beduini tuffati fino alle anche nell'acqua e i due canotti pieni di negri armati di fucili, ritti in piedi sui banchi. In mezzo a quelli della prima barca Omar vide Daùd colla scimitarra nella dritta e un revolver nella sinistra.

Erano passati appena dieci minuti che dal nord fu visto venire innanzi un uomo semi-nudo armato di una lunga lancia. Omar conobbe in lui Tepele, l'amico di Takir. Sta attenta Fathma, mormorò il negro all'orecchio della compagna. Tepele era giunto ai piedi del colle. Lo salì con una agilit

Le sue ossa spolpate dai denti delle jene e degli sciacalli, giacciono sulle ardenti sabbie di Kasseg. Tu menti! urlò Omar. Se non vuoi credermi fa di meno. Notis, disse Abù-el-Nèmr. Giochi una partita pericolosissima. Ieri sera parlai con Ahmed, ed egli mi disse che Abd-el-Kerim era in mano tua ed ancor vivo. Come vedi, sappiamo qualche cosa. Il greco strinse i denti.

Sprona, Omar, sprona! gridò ancora una volta l'almea tempestando il cavallo coll'impugnatura dell'jatagan. Erano giunti allora ad un trecento passi dalle colline e gi