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Sulle rive del fiume ruggivano, ridevano o urlavano leoni, jene e sciacalli che si dissetavano e in mezzo alla corrente scherzavano giganteschi coccodrilli spruzzando la darnas colle possenti loro code. D'improvviso in distanza echeggiò un gran grido rauco, selvaggio, ma umano. Si avrebbe detto un segnale, un richiamo, un grido d'allarme.

La fauna non è ricca e poco c'è a divertirsi colla caccia: solo abbondano le jene che tutte le notti danno veri concerti coi loro urli attorno alle abitazioni. Falchi e avoltoi si aggirano spesso nello spazio, e di tale ardire che scendono alle volte fino a rubare la carne che si sta preparando per noi.

I buoi morti pure di fame o di malattia popolano cortili e strade coi loro scheletri, avanzi delle jene; i pochi abitanti che si incontrano o si presentano curiosi alla porta, al nostro passaggio, quasi tutti sparuti e macilenti.

Nelle vicinanze se ne vedono altre simili, ma l'accesso ne è quasi completamente proibito da pietre che lo ingombrano, e solo vi hanno rifugio jene e sciacalli.

I cavalieri, presi da violenti colpi di tosse, ogni qual tratto erano costretti ad accostare alle labbra la fiaschetta dell'acqua, per inumidire la gola secca, arsa. Per dieci ore marciarono senza interruzione, scendendo e salendo le colline, facendo spesso fuoco contro le bande di jene che rese audaci dal numero si avvicinavano minacciosamente con risa sgangherate, poi fecero alto.

Specialmente quelli di casa, che se si tarda a pagarli, diventano peggio di jene. Su.. su; gridarono tutti. Su! Gridai anche io, facendo di necessit

Le sue ossa spolpate dai denti delle jene e degli sciacalli, giacciono sulle ardenti sabbie di Kasseg. Tu menti! urlò Omar. Se non vuoi credermi fa di meno. Notis, disse Abù-el-Nèmr. Giochi una partita pericolosissima. Ieri sera parlai con Ahmed, ed egli mi disse che Abd-el-Kerim era in mano tua ed ancor vivo. Come vedi, sappiamo qualche cosa. Il greco strinse i denti.

E tu sei Gasperone... Spadolino... E che ci avrai, percristo, ne le vene? Er sangue de le tigre? de le jene! E che ci avrai ner core? Er travertino? Ma come?! Dopo tutto quer ch' ho fatto, Che t'ho scoperto un monno e te l'ho dato, Mo me vòi fa' pass

Essi vi entrarono salendolo per cinque o seicento metri. Alt! comandò Omar. Qui non corriamo più il pericolo di venire raggiunti. Abbiamo percorso più di quindici miglia e questa distanza mi pare sufficiente per essere sicuri di passare tranquilli il resto della notte. Che facciamo adunque? chiese Fathma. Approdiamo? Mai più. Abbiamo dei leoni e delle jene sulle rive.

Fathma, affranta, si sdraiò sul ponte e non tardò ad addormentarsi, malgrado i ruggiti e gli scrosci di risa dei leoni e delle jene che vagolavano sulle boscose rive del fiume. CAPITOLO IX. Lo scièk Abù-el-Nèmr. Erano le quattro del mattino quando Fathma si svegliò.