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Erano passati appena dieci minuti che dal nord fu visto venire innanzi un uomo semi-nudo armato di una lunga lancia. Omar conobbe in lui Tepele, l'amico di Takir. Sta attenta Fathma, mormorò il negro all'orecchio della compagna. Tepele era giunto ai piedi del colle. Lo salì con una agilit

Tutto va bene, gli disse Takir. Lo sceicco Fit Debbeud è a secco di talleri e purchè voi riempiate le sue tasche vi ammazzer

Tepele, che si era accoccolato accanto al fuoco, nello scorgere la greca si era subito alzato andandole incontro. Egli le baciò la mano, la fece sedere su di un angareb malandato e gettò una nuova bracciata di legne secche sul fuoco. Ebbene Tepele, disse la greca, con un leggiero tremito nella voce. Sai alfine qualche cosa? , ma dov'è Takir? Non ha potuto venire.

Stette un momento silenzioso immergendosi in tristi pensieri, poi, fattosi versare un bicchiere di bilbel, specie di birra fatta con maiz e dòkòn, di sapore dolcigno, e tracannatala, s'alzò, piantandosi dinanzi al nubiano. Takir, disse con voce grave. Se tu fosti nei miei panni che faresti? Assassinerei tutti e tre quei miserabili, rispose il negro senza esitare.

Accostò le mani alle labbra e imitò il riso sgangherato della iena, che ripetè per tre volte. Pochi minuti dopo udì l'urlo lamentevole del sciacallo che si ripetè pure tre volte. Bene, il nubiano è qui, disse Notis, sforzandosi a sorridere. Aspettiamo. I cespugli si mossero di a poco e la atletica figura di Takir si mostrò. Egli accorse subito accanto a Notis, gettando un vero grido di gioia.

A menadito, rispose Omar. Cammina dietro di me e sta bene attenta. Il ribelle assicurò Takir che non correrebbe alcun pericolo ma non bisogna fidarsi. Verr

Perfettamente, padrone, rispose il nubiano, ed io vi aiuterò, poichè... Zitto Takir. Afferrami fra le tue braccia e portami. Dove? Al campo forse? I morti non ritornano più fra i vivi, è giusto adunque che io non ricomparisca al campo. Non conosci tu qualche luogo deserto dove possiamo ricoverarci senz'essere veduti?

Miserabile, io ti abborro! E io ti amo. Avanti Takir! L'almea faceva un salto da invidiare un leone e tentò fuggire, ma un negro di statura colossale, l'ordinanza di Notis, sbucando improvvisamente dai cespugli vicini, le sbarrò la via. Ella gettò un urlo di rabbia e indietreggiò fino al tronco di un palmizio col pugnale alzato.

Omar prese la carta, la lesse e la nascose con cura in petto. Takir, gli disse, recita una preghiera. Il nubiano guardò con terrore Omar che teneva alzato l'jatagan. Perchè vuoi che reciti una preghiera? gli disse con voce tremante. Perchè fra un minuto ti presenterai al Profeta. Grazia!... grazia!... M'avevi promesso di non uccidermi!... Grazia, abbi piet

Quantunque fosse notte e il mantello coprisse una buona parte del volto a quell'uomo, Omar lo riconobbe subito. Takir! esclamò egli con voce sorda. Che fa qui lo schiavo di Notis? Ti trovo sul mio cammino, il Profeta l'ha voluto: tu sei un uomo morto. Un feroce sorriso, un sorriso da tigre sfiorò le labbra dello schiavo di Abd-el-Kerim.