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Aggiornato: 27 maggio 2025
Sarebbe una vendetta troppo dolce, eppoi, bisogna che serbi Fathma per me ed Abd-el-Kerim per mia sorella. Allora che fare? È una gran disgrazia che vi siate innamorato di quell'altera almea. Taci, Takir; io l'amo alla follia, l'amo furiosamente. È tanto bella e tanto giovane che sarebbe un peccato farla morire. Ma non credere che l'ami solamente, no, ira di Dio!
Sulla cima delle colline che si estendono al settentrione d'Ossanieh, mi ricordo di aver veduto una bella caverna che potrebbe servirci di abitazione, e che è abbastanza vicina al campo, disse il nubiano. Andremo ad abitarla, Takir, e poi penseremo alla vendetta. Orsù, prendimi fra le tue braccia e portami. Io sono debole per ora.
Il nubiano fece un salto gigantesco gettando un ruggito di dolore e cadde a terra con una gamba spezzata da una palla. Prima che potesse risollevarsi o porsi sulla difensiva, Omar gli ruinava addosso coll'jatagan in pugno. Guardami in volto, Takir! gli urlò agli orecchi lo schiavo di Abd-el-Kerim. Omar! esclamò con profondo terrore il nubiano.
Notis stese la mano al bandito che gliela strinse vigorosamente. Se tu riesci nell'impresa, disse, ti darò tanti talleri da comperare cento fucili e una mandria numerosissima di cammelle. Lascia fare a me. Takir, gridò il greco. Il nubiano, che fumava sul limitare della tenda fu pronto ad accorrere alla chiamata del padrone.
Finito il pasto che inaffiò con un abbondante sorso di merissak, sorta di birra inebriante fatta con durah fermentato, e fumato un sigaretto, discese la collina e salì sul mahari di Takir, spingendolo a lento passo verso le foreste che chiudevano, all'est, l'orizzonte.
Aspettò che il nubiano fosse lontano un centocinquanta passi, poi si gettò a terra e si mise a strisciare fra i cespugli e le roccie con sveltezza straordinaria e senza produrre rumore. Giunto nel bosco si rialzò e s'avvicinò al nubiano che camminava con precauzione girando gli sguardi ora a destra ed ora a sinistra. Stava per puntare il fucile quando Takir si arrestò mandando un debole fischio.
Tanto meglio, se mi credono bello e morto. Avrò agio di vendicarmi più facilmente. Voi nutrite, adunque, la speranza di restituire quel colpo di scimitarra? Non solo, ma di far mia Fathma, disse con aria feroce il greco. Ora che lei mi aborre, sento d'amarla ancor più, e tanto che senza Fathma mi sarebbe impossibile il vivere. Mi comprendi tu, Takir?
Cosa sei venuto a fare qui? Ti ho veduto parlare con un ribelle. Voleva sapere se Abd-el-Kerim era vivo o morto. Tanto interessa a te il saperlo? chiese ironicamente Omar. Non a me, ma alla mia padrona. A Elenka? Dove trovasi questa donna? Dove ha la sua tenda? Il nubiano non rispose e lo guardò con smarrimento. Takir, gli disse cupamente Omar. La tua vita è in mia mano; se taci io la spengo.
Egli si tacque nello scorgere il nubiano che montato su di un mahari carico d'oggetti, galoppava furiosamente verso la collina. Sorrise di gioia e si stropicciò le mani mormorando più volte: A me ora la vendetta. Takir in pochissimo tempo giunse ai piedi della collina e salì subito alla grotta carico di viveri, di coperte e di talleri.
Vigliacco!... Odimi, Takir: tu puoi riscattare la vita rispondendo alle domande che ti farò ed eseguendo quello che ti ordinerò. Sono pronto a ubbidirti, ma lasciami la vita. La morte mi fa paura. Sta bene. Dimmi innanzi a tutto come Abd-el-Kerim cadde prigioniero. Fu preso mentre eseguiva una ricognizione nei dintorni di El-Duêm. Che ne fu del capitano Hassarn? I ribelli gli tagliarono il capo.
Parola Del Giorno
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