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Sorrideva dice il re, sorrideva il dio in veggendo lo stesso suo figliuolo Jayanta stargli tacito accanto ed agognar per quell'onore; e profumava intanto il mio seno colle fragranti essenze del sandalo celeste, e cingeva il collo mio d'una ghirlanda di fiori cresciuti in paradiso. |Mátali|. Mira, o re, il coro del tuo trionfo tornarsene alla vetta de' cieli.

Forse, nell’anima sua di pascolatrice, tra quel fragore immenso della solitudine, ripensava le praterie di Bartrès, quando, in sul finire d’Aprile, tutto si profumava di mughetti, quando, nel dolce Settembre, la foresta diventava un prato di ciclamini.

Verso la fine d’Aprile tutto si profumava di mughetti; nel Settembre la foresta diventava un prato di ciclamini.

Era una rotonda a cupola scoperta di marmo bianco, sostenuta da colonnati della medesima materia. Le due ali guardavano su lunghi cortili, lasciando vedere immense gradinate sulle sponde del fiume. Una fontana in mezzo, co' suoi zampilli, formava, cadendo un piacevole mormorio, e l'odore soave dei fiori profumava quel luogo delizioso.

Era ancora la stessa, all'angolo di mezzogiorno e di levante, con le due finestre aperte sulle vedute della valle e del lago: un grosso mazzo di violette, in un vaso di cristallo sulla scrivania, la profumava. Egli vi si trattenne il tempo di disfare la valigia, di mettere in ordine le sue cose e cambiarsi; subito dopo uscì nel salotto in cerca di Lodovico.

Una bella glicine s'arrampicava sulla facciata e passando sotto i balconi del primo piano profumava l'appartamento col soave odore esalato da' suoi grappoli violetti. I peri del Giappone erano coperti di fiori rossi, le spiree e i citisi di fiori bianchi e gialli. Gli anemoni, i mughetti, le primule schiudevano i loro bottoncini ai tepori primaverili.

«Stupido! mormorò a l'aria scura che la glicine in fiore profumava. Le parve davvero di vederselo dinnanzi in atteggiamento buffo da innamorato, di sentire le sue esagerate espressioni; e ripetè: Stupido!

Di conti, Lorenzo non conosceva altri, per allora, che il Nelli di Rovereto; ma la lettera non poteva venire da lui, che egli aveva veduto mezz'ora innanzi al capezzale di Aloise. D'altra parte la soprascritta faceva mostra di certi graziosi uncinetti, che non indicavano punto la mano di un uomo; e non veniva da un uomo quell'essenza di violetta che profumava la lettera.

Allora io vedevo e sentivo; splendore di cielo, verzure di convalli, scroscio di torrenti, belate di mandre, tutto brillava, profumava, cantava per la presenza di lui; e sul nostro passaggio gli atomi della natura si animavano al contatto delle sue ali per parlar meco di arte e di gloria.