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Aggiornato: 6 giugno 2025


La vettura noleggiata per i profughi dall'egregio Martini era a quattro ruote e ad un cavallo, adatta cioè alle vie pianeggianti che esistono fra Prato e Poggibonsi, e non tale da richiamare l'attenzione di chicchessia. La conduceva Vincenzo Cantini, garzone di Angiolo Franchi tenutario di vetture pubbliche, e credeva di condurre verso la Maremma due mercanti di bestiame, che col

Allor la Morte si va con Dio e l'omo ritorna vivo. E sta' sicuro, Calandro mio, che chi fa questo non è mai, mai morto. Or puoi tu ben dire d'avere cosí bel secreto quanto sia in tutto l'universo ed in Maremma. CALANDRO. Certo, io l'ho ben caro. Ed or saprò morire e rivivere a mie' posta. FESSENIO. Madesí, padron buaccio. CALANDRO. E tutto farò benissimo. FESSENIO. Credolo.

Brevi furono gli accordi, e Serafini propose come temporario asilo la sua casa di San Dalmazio intanto che si fosse potuto provvedere allo scampo per la via di Maremma, e accennava alla presenza del Guelfi tutto disposto a prestare l'opera sua. In poche parole fu concertato che sull'imbrunire sarebbe tornato il Serafini per trasportare i due profughi a San Dalmazio.

Maremma non cred'io che tante n'abbia, quante bisce elli avea su per la groppa infin ove comincia nostra labbia. Sovra le spalle, dietro da la coppa, con l'ali aperte li giacea un draco; e quello affuoca qualunque s'intoppa. Lo mio maestro disse: <<Questi e` Caco, che sotto 'l sasso di monte Aventino di sangue fece spesse volte laco.

Ogni fiore gl'ispira una piccola poesia, espressa in tre versi pieni di sogno. Questo linguaggio dei fiori si perpetua per tradizione da una generazione ad un'altra, modificandosi e arricchendosi di tempo in tempo. Tutta l'Italia ha questo gusto gentile; i ritornelli errano per i campi con i lavoranti e talora si cantano gli stessi nella Maremma, in Corsica, nella Campagna di Roma.

³ Di Sovana nella maremma senese.

Il patrimonio ereditato dal padre, tutto in vaste tenute nella pianura, in ricchi possessi in Sabina, in Maremma e nell'Umbria, in Abruzzo, in palazzi, in case, non pareva a don Pio che costituisse la ricchezza.

Espose esso le sue intenzioni circa alle persone a cui rivolgersi, ed ebbe in tutto l'approvazione del Serafini conoscitore esatto esso pure degli uomini e dello stato della Maremma.

<<ricorditi di me, che son la Pia: Siena mi fe', disfecemi Maremma: salsi colui che 'nnanellata pria disposando m'avea con la sua gemma>>. Purgatorio: Canto VI Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l'altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente;

Maremma non cred'io che tante n'abbia, quante bisce elli avea su per la groppa infin ove comincia nostra labbia. Sovra le spalle, dietro da la coppa, con l'ali aperte li giacea un draco; e quello affuoca qualunque s'intoppa. Lo mio maestro disse: <<Questi e` Caco, che sotto 'l sasso di monte Aventino di sangue fece spesse volte laco.

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