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Nel tempo che avvenivano tutte queste cose, Cammillo Serafini e Angiolo Guelfi stavano a San Dalmazio trepidanti sul buon esito dell'impresa. Appena fu giorno spedirono un espresso al Morbo per sapere qualche cosa dal Martini, che doveva essere di ritorno, e con loro consolazione riceverono la seguente lettera scritta da Girolamo Martini, ma senza data, e senza indirizzo: C. Signore,

Venne alle 9 di sera il Serafini. Entusiasta di Garibaldi e di amor patrio, non avrebbe ceduto il suo incarico pericoloso per cosa al mondo. Subito arrivato a San Dalmazio aveva colle più animate parole posto Angiolo Guelfi al corrente della grave missione che la fortuna offriva loro. Aveva Angiolo Guelfi sortito da natura, insieme a fervido amore di libert

I suoi uomini, assuefatti ad obbedire spesso a simili ordini, essendo il padrone tanto ospitale e cortese, adempiuto a quanto era stato loro comandato, poichè non incontrarono per via i pretesi cacciatori, tornarono a San Dalmazio ad annunziare al Serafini che i tre cavalli erano stati impostati alla Croce della Pieve.

Cammillo Serafini poneva mano ai preparativi per la partenza, e ordinava subito che fossero sellati tre dei suoi cavalli, e per un lungo giro al di sopra del paese fossero impostati a meno di mezzo chilometro da San Dalmazio, in luogo detto «La Croce della Pieve» sull'incontro delle due vie a sterro che conducevano da Rocca Silana a Castelnuovo, e da San Dalmazio a Montecastelli.

Si mise il Guelfi a fare in apparenza la parte del tranquillo bagnante al Morbo, ma dentro a tormentato dal dubbio circa la riuscita del suo piano, e pronto a tentare altra via se quello andasse fallito; e il Martini pensava intanto a trasmettere a San Dalmazio la lieta nuova del felice ritorno, e delle pratiche bene avviate dal Guelfi.

Propose Cammillo Serafini di San Dalmazio, e Angiolo Guelfi di Scarlino, come quelli che avrebbero accettata di gran cuore l'impresa del salvamento, e sarebbero stati da tanto di portarla a termine con esito fortunato, e l'uno fornirebbe sicuro asilo in San Dalmazio, mentre l'altro provvederebbe una via di salvezza per la Maremma.

«Vi anticipo, Stimabilissimo Signore, tutta la mia riconoscenza compiacetevi, vi prego, di un riscontro e comandate in ogni caso il vostro Dottore Cammillo De Serafini in San Dalmazio Maremma Toscana.

Tutto ciò veniva approvato dal Serafini; e fu stabilita la partenza del Guelfi per le prime ore del mattino successivo, onde evitare sospetti di una gita notturna. Fu preveduto anche il caso che il Guelfi dovesse trattenersi in Maremma, e che vi fosse bisogno di corrispondenza fra esso e San Dalmazio.

Brevi furono gli accordi, e Serafini propose come temporario asilo la sua casa di San Dalmazio intanto che si fosse potuto provvedere allo scampo per la via di Maremma, e accennava alla presenza del Guelfi tutto disposto a prestare l'opera sua. In poche parole fu concertato che sull'imbrunire sarebbe tornato il Serafini per trasportare i due profughi a San Dalmazio.

Diremo intanto delle misure di precauzione prese dal Serafini a tutela de' suoi ospiti illustri. Il paesello di San Dalmazio dista 12 chilometri dal Morbo, ed è fabbricato sull'erta pendice meridionale del poggio, che ha sulla sua vetta la vecchia e diruta Rocca Silana. Segregato allora dal movimento commerciale per la mancanza di vie ruotabili, colla sua piccola popolazione intenta ai lavori agricoli, sembrava il più sicuro asilo pei due proscritti, eppure la lebbra reazionaria era entrata fin l