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Il chiostro del convento dei matti; rispose sorridendo il conte Valentino. Una particolarit

vede tutt'altro che donne sedute su bestie color scarlatto, con sette corna e dieci teste; le vede emergere, candide a guisa d'alabastro, dai palchetti del Regio, o passar veloci in calesse al Valentino, o commettere sotto i portici di Po un piedino snello; quel piedino tentatore, che non si d

Non che Bebè peggiorasse; anzi, sulle prime, era parso che il ritorno a Torino avesse giovato al suo umore. Andava volentieri la mattina al Valentino, faceva oneste accoglienze a Bardelli, e poichè i baffi cominciavano a spuntargli adesso, a ventisett'anni, ella, ammirata della novit

Eredi universali di tutti, il Papa, ed i figliuoli; ma spesso venivano a screzio fra loro come accadde alla morte di Pietro Caranza cameriere segreto del Papa; fra i beni lasciati da lui si trovavano ventimila fiorini; Alessandro gli donava alla Lucrezia, ma il Valentino che ne aveva bisogno pei fatti suoi li prese, e agli urli del padre e della sorella fece orecchia da mercante. Creò quarantatrè Cardinali, da ognuno dei quali raccattò almanco diecimila ducati, da taluno più. Tutto questo come turpemente iniquo ti mette addosso fastidio; quanto ti narrerò adesso ti far

Burcard. Diarium De convivio quinquaginta meretricum cum duce Valentino. Eliogabalo, per testimonianza di Sifilino fece di più, compose alle meritrici radunate una bellissima orazione, la quale, chi ne ha vaghezza, può leggere nel medesimo autore.

Strana contraddizione nell'autore del Principe che ammirava il Valentino!

Cari luoghi! mormorò lo sposo all'orecchio di lei, mentre si traversava il giardino. In questo crocicchio, quando tu sei partito, bel serafino biondo, siamo venuti alle grosse. Un duello! esclamò ella, stringendosi al fianco di Valentino. Quasi, rispose il conte, stringendo a sua volta il braccio tremante del serafino biondo.

S'impadronisca della cavata e del filo diritto, della parata di picca, del copertino e della botta sul tempo. Vada anche al Valentino, a fare ogni giorno i suoi dieci o dodici colpi di pistola, tanto per tenere il pugno in linea. Nulla dies sine linea, lo raccomandava anche Apelle. Ariberti non potè trattenere un sorriso, vedendo Apelle chiamato a far testo in materia di pistola.

Il duca Valentino avrebbe potuto menare la vita più pomposa ed epicurea del secolo, ma invece era dissoluto come Catilina, bruciato dall'ambizione come Cesare. La sua natura aveva impeti di tigre e lentezze di serpente, esigeva il comando, aspirava alla gloria. Gentiluomo perfetto, fu l'ammirazione della Corte francese; comprendeva le arti, viveva nella politica.

Il duca Valentino ebbe comune coll'Aretino il fascino dell'ascendente, e la met