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Aggiornato: 11 giugno 2025


La relazione mandata dal Machiavelli alla Signoria sulla strage di Sinigallia pare scritta sul marmo, tanto freddo ne spira; mentre il suo disprezzo per Vitellozzo e Oliverotto, che non sanno coraggiosamente morire, rivela più che ogni altra frase, l'ammirazione inspiratagli dal Valentino impassibile nella buona come nell'avversa fortuna.

Il Valentino per menare grossa la guerra richiede danari al Papa, il quale patendone inopia s'indetta col figlio a cavarne da questo suo trovato; eleggerebbe per la festa di san Pietro nove Cardinali tra i più ricchi prelati della Corte, poi li conviterebbe a cena, dove gli avvelenerebbe tutti, così le nove eredit

Il risorgimento sfuggì al Macchiavelli. Predilesse la repubblica quando diventava impossibile, credè al Valentino che era l'ultima espressione del principe fuso col condottiero, sognò la milizia quando cessava la patria, lo Stato mentre mancava ancora la nazione, offrì ai Governi futuri la politica dei Governi passati, non s'accorse che la religione stava per rinnovarsi, il diritto per prodursi, la libert

Ritornato a Firenze, la titubanza della Signoria e la timida insufficienza del Soderini dovettero ancora fargli sentire più vivamente quello che avrebbe potuto diventare il Valentino signore di Firenze.

Non so se il duca Valentino fosse allora bello come lo dipinse Raffaello al ritorno di Francia in costume di gentiluomo francese, e quale nel divino ritratto posseduto dal principe Borghese a Roma è tuttora. Oggi dopo quasi vent'anni risento ancora la prima impressione del suo incontro, giacchè nel ritratto è vivo e vi guarda e pensa.

Vuoi ch'io vada al Valentino a far un giro con Gualfardo? vuoi? « Eh! va. Omai sei artista; se gli ho permesso di andare ad incontrarti a Milano, non vedo alcun male a lasciarti fare una passeggiata con lui. Del resto è il tuo fidanzato. «Io mi avviai alla mia camera per prepararmi col cappellino, tanto ero impaziente di uscir subito appena Gualfardo fosse giunto.

, , le rammento; ed anche le sue risposte.... che le parevano di trionfo, l'altro . Il conte Valentino chinò la testa in atto di contrizione. Mi parevano; rispose. E in questo verbo è detta ogni cosa. Ma infine, io e lei si disputava di principii, si rimaneva nelle alte regioni filosofiche. Una donna animosa e gentile è venuta lassù con ben altri argomenti.

Il duca Valentino l'affascinò e diede la propria forma agl'incerti fantasmi che si agitavano nel suo ingegno di pittore della politica. Perchè Macchiavelli non fu mai veramente altro. Forse questa affermazione sconcerter

Il Valentino, mettendosi principe fra i condottieri, volle diventarlo per conto proprio. Il suo problema a distanza di secoli impicciolito nelle proporzioni storiche dell'Italia d'allora, ricordò quello di Annibale: costituirsi un esercito per impadronirsi dell'Italia. Se la famosa frase del carciofo non fu vera, basta alla gloria, del Valentino che gli sia attribuita.

Avevo letto il volgare romanzo del D'Azeglio, e la brutta figura fisica e morale che egli vi fa del Valentino m'era rimasta nell'animo; ero ancora un ragazzo. Raffaello m'illuminò.

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