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Finalmente alle dodici e mezza partiamo noi pure in coda alla maggior parte del bagaglio, lasciando due dei nostri a cura di quello che restava. Si prosegue su terreno ondulato, avvicinandosi in direzione ovest ai monti, fra folta vegetazione. Dopo un'ora siamo in un allargo di vallata detto Sabarguma, dove il naib e i condottieri dei buoi vorrebbero fermarsi, ma i nostri servi trovano pericoloso il farlo per le febbri, a causa dell'umidit

Ma giova, ricrea l'animo seguir le vicende di quella, dicasi pur rozza, feodale o semibarbara, ma virile, ma semplice, ma virtuosa schiatta, non pura forse d'ogni violenza od inganno, ma non imbrattata certamente di niuna di quelle nefanditá e viltá de' Visconti, degli Estensi, degli Scaligeri, degli Ezzelini, e de' papi di Avignone, e degli Angioini di Napoli, e de' senatori di Venezia e delle signorie cittadine, e dei condottieri tramezzati in tutto ciò.

Fu fatta per incarico della Repubblica di Venezia, che così volle onorare la memoria di uno de' suoi più fedeli condottieri, che fino al 1441 aveva servito la bandiera di S. Marco. Erasmo Gattamelata nacque a Narni. Un altro Narnese diede lustro alla citt

Costoro, servienti ai signori di Milano, furono capitanati da' minori o cadetti di quella famiglia, Marco e Lodrisio Visconti, che si posson quindi dire primi capitani di compagnie grosse, primi condottieri, nel frattempo delle due discese d'Arrigo VII e Ludovico il bavaro, tra il 1313 e il 1327.

Prima di conferire col Medici essi chiamarono ad adunanza i Condottieri principali della Lega Grisa ed esposero loro che era intenzione del duca Francesco Sforza di porre un termine a quella guerra per mezzo d'amichevoli trattative, a cui il nemico comune erasi mostrato disposto ad aderire.

Questa a sua volta lo tenne, quantunque agognato, e per due anni anche carpito dai duchi di Savoia, fino al giorno della ingloriosa sua morte. Vedete mo' quante vicende in quattro palmi di terra! Ma altri luoghi d'Italia ebbero peggio, e per le divisioni dei popoli, e per le gare dei maggiorenti; donde le ambizioni dei condottieri, le male arti dei principi e le armi straniere in casa nostra.

«Tutto ciò confermavano gli ebrei di aver sofferto durante la guerra. L'accurata rappresentazione dava un'idea di tutto quanto era avvenuto. Presso ogni baldacchino stavano i condottieri dell'esercito nemico, fatti prigionieri. Seguivano numerosissime barche. Il bottino di guerra era immenso, ma tutto scompariva al cospetto degli arredi del Tempio di Gerusalemme, che comprendevano la tavola d'oro massiccio, un candelabro pure d'oro, con le sette lampade, simbolo presso i Giudei della santit

Causa dunque la pertinace riluttanza della Serenissima nel concedere all'organismo nato ai bei tempi dei condottieri del Trecento le riforme e l'evoluzione che esso richiedeva, l'organismo medesimo stava per giungere all'ultima mèta del suo travagliato ciclo nella citt

Il forte desto dall'allarme, diede fuoco a tutte le sue batterie, tempestò di palle il terreno circostante, comunicò l'allarme ai Vapori, che, accortisi delle barche condotte dal Bixio e dal Simonetta, le presero a bordate mettendo ben presto lo spavento nella ciurma inesperta, che si sgominava, e nonostante le preghiere, le minacce degli intrepidi condottieri voltavano precipitosamente le prue.

Erano allora i due condottieri maggiori d'Italia, i due che introdussero qualche arte di guerra in lor mestiero: piú ardito Braccio, piú assegnato Sforza, fecero e lasciarono le due famose scuole italiane de' bracceschi e sforzeschi. Nel 1409 il regno di Sicilia erasi di nuovo riunito ad Aragona.