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Aggiornato: 29 maggio 2025
La messa solenne è cantata da Papa Clemente, assistito da Rodolfo Vescovo di Albano, Archerio Prete di Santa Prassede, Riccardo di Santo Angiolo, Goffredo di San Giorgio al Velo d'oro, e Matteo di Santa Maria in Portico, Diaconi Cardinali. Il Conte e la Contessa di Provenza, vestiti di bianco, stanno genuflessi sopra doviziosi pulvinari. Finita la messa, Archerio e Rodolfo si fanno incontro a Carlo, Riccardo e Goffredo incontro a Beatrice, e li conducono presso i gradini dell'altare. Clemente prende la Bolla della investitura di sopra la santa mensa, e legge a voce alta: «Noi Clemente Papa IV, servo dei servi di Dio, pel potere delegatoci da Gesù Cristo, e dal Principe degli Apostoli San Pietro, di provvedere alla maggiore gloria della Chiesa, commessa dalla onnipotente bont
Invece la forma umana che parlava, l'aveva afferrata intorno al busto, le aveva passato sul petto, sulle reni, una mano accorta comunicandole brividi inenarrabili, con una carezza nuova, con uno sfiorar di piume sulla vibratile colonna nervosa; onde a poco a poco entro le vene ella aveva sentito scorrere non sangue ma lava, e dalla bocca le erano sfuggiti singulti di desiderio.... Era balzata infine dall'acqua, le membra asciutte quasi per magìa e odoranti un balsamo più intenso dei profumi che esalavano dal bagno.... Pronta per l'amore, era uscita, s'era ritrovata presso la gran porta chiusa, al sommo della scala ricoperta di tappeti doviziosi e di femmine o seminude o nude.
Una ciurma di equilibristi impaziente e fatta audace dall'esito delle elezioni, minacciava di realizzare immediatamente le utopie del partito, invadendo e saccheggiando le case degli abbienti privilegiati. Uno dei più reputati stabilimenti di pigiatura, occupato dai convalescenti più doviziosi e dalle etére più famigerate, era preso di assalto.
Ecco la storia della decadenza di quell'impero gigante che finì, come devono finire tutte le potenze edificate sull'ingiustizia e le violenze. Fra i lussi degli antichi c'eran le Terme, ossia i bagni, e vi si prodigavano ricchezze immense per renderli comodi, doviziosi e splendidi.
Col giorno nascente, perchè aura di nemica fama non turbasse il candore della bella innocenza di Bianca, fu nel castello ove sorgea il tempio celebrato l'imeneo: si sparse d'ogni intorno la letizia, e giuliva brillò la festa per la liberazione d'Anselmo. Trassero da queste valli e i vassalli e le scalze contadine alla Rocca, onde offerire presenti, quali de' loro greggi, quai di frutti o di fiori ai nuovi sposi, e lieti ne ritornarono per doviziosi doni. Sparse la fama l'inaspettato evento, e tutti sperando di raggiungere la invano da lunga et
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