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Le quali stelle e corpi superiori, senza alcun dubbio per la potenza loro attribuita dal creatore di quelle, adoperano in noi secondo le disposizioni delle cose riceventi le loro impressioni; e da questo avviene che il fanciullo, o vogliam dire il giovane, per loro opera è aumentato, conciosiacosaché colui che invecchia sia diminuito, e conciosiacosaché mai si scostino dalla ragione dell'ottimo e perfetto governatore.

Noi li darem da cena e da dormire e li farem buona compagnia che loro istesse vi confesseranno che non vorriano esser tornate a casa: ché balleremo, al suon de le lettiere, tutta la notte. Or pigliate il partito, ché la cena vogliam far qui tra noi. Ma sento giá un odor, che par d'arrosto, entrarmi nel cervello. Addio. Vi lascio. Vado in cucina.

Concedere o negare torna adesso ad una medesima cosa: contrastando al secolo Roma manda su gli scogli la barca di San Pietro, col suo carico di bolle, canoni, riti, sacramenti, e credenze; non la impedite di grazia, così ordina la Provvidenza; col suo sillabo o vogliam dire indice (i Preti. e i Moderati sono solenni trovatori di parole magnifiche a cose brutte, o plebee) Roma si è messa traverso la via della umanit

Questo voleva Pasquale, che, seguitando cogli occhi e colle labbra le smorfie, colla destra mano a trar giù pennellate ficcò la manca tra le risvolte del suo giubberello e fe' sbucarne timidamente fuori il corno dell'argomento, vogliam dire d'un foglietto di carta. Era una lettera, certamente; non poteva esserci inganno, e quella lettera era per lei. Il cuore le palpitò forte.

Ed è del maggior mondo quella parte chiamata «limbo», la quale non ha sopra di altra cosa, che il cerchio della circunferenza della terra, o la estrema superficie della terra che noi vogliam dire.

Tutti i vostri argomenti reggono per me pure. Se voi foste capace di credere all'amicizia fra donne... , quella signora con cui passate le sere a Torino... Quella... siamo cresciute insieme, ci vogliam bene come due sorelle, suo marito è un brav'uomo, i suoi ragazzi mi chiamano zia.

Noi, liete madri di superba prole che va coi piè ne i fiori e il viso al sole, non lo vogliamo, su le creature nostre, il rimorso de le tue torture; non le vogliam, le viscere de’ tuoi martiri, per nutrire i nostri eroi. Coi rosei figli su le forti braccia di te veniam, fra sterpi e fango, in traccia; su te gettando, con l’amor che ignori, gioia di baci e nuvole di fiori;

PANURGO. Mentre stiamo aspettando Alessio, un certo amico che ne manda le vesti a questo effetto, vuoi che te insegni a fingere quel che abbiamo a fare? MORFEO. Imparami d'altro che di fingere: questo fu mio primo essercizio. Ma ecco il servo che ti porta le vesti. PANURGO. Non viene a me, va dritto alla casa di Facio; deve essere il servo di maestro Rampino: vogliam far prova di torcele?

EUGENIO. Ma sono tanto assassinato dalla sorte che vorrei incrudelirmi contro me stesso; e se fosse altri che mio padre, con le mie mani me lo torrei dinanzi. LELIO. Vogliam perciò disperarci? bisogna ovviar con qualche rimedio. EUGENIO. Cricca, speriamo in te: insegnaci ché siamo tuoi discepoli.

Non mi faccia parlare, non mi faccia recriminare; credo proprio che non sempre la divozione e la mansuetudine vanno di conserva.... Anche questo! E forse possono aver ragione coloro i quali van dicendo che noi vogliam dominare, invadere, inquisire.... Ma di chi è la colpa?... chi è che adopera la religione per i fini mondani?