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Al campo di Gerstungen son convenuti tutti i baroni ed i castellani di Lamagna meno vostra grandezza, Guelfo di Baviera e Bertoldo il carintio.

Alcune ghignarono perchè questa ribelle Cristina era un bel pezzo di ragazza e i padroni le facevano l'occhio di triglia, e anche don Giorgio Castellani, il giovine curato di Gel, la vedeva volontieri. Ma la sorella di lei, la sposa Rampoldi, dolente e quasi offesa, esclamò: Sei pazza?! Che vita vuoi fare, altro che lavorare?... I poveretti son nati per questo.

Il per la dieta di Tribur arrivò. Vi si recarono quanti castellani tenessero feudi nella Svevia e nella Sassonia, alla testa di grosse squadre di cavalli. Vi trassero i Bavari condotti da Guelfo, i Sassoni in numerose torme guidate da Ottone di Nordheim, e quasi tutti i signori dell'impero, coi rispettivi arimanni, fossero essi stati laici o ecclesiastici. Legati del papa vennero, Ugone di Cluny, Siccardo patriarca d'Aquilea ed Altamanno arcivescovo di Padova, Come l'assemblea si fu radunata, Ugone pigliò la parola primiero e disse: Baroni, derivando le dottrine politiche dalla dottrina fisica dell'apostolo Aristotile, il re è il cuore della nazione, i principi le sensazioni che nel cuore han fondamento. Ora le sole parti similari hanno idoneit

Nuove lotte. Pallido, la fronte corrugata, gli occhi stanchi, don Giorgio Castellani errava per la campagna, come un'anima in pena. Non parlava con nessuno, o pronunciava soltanto le parole necessarie. In casa, solo con Cristina, si forzava a parere calmo; le insegnava a leggere e a scrivere per ingannare il tempo e se stesso. Poi si chiudeva nella sua camera col pretesto di un urgente lavoro.

A un tratto vedo un uomo, una specie d'operaio, robusto e giovane, che si sporge da un finestrino, agitando le braccia verso di me, e sento una voce sonora che mi chiama... Guardo meglio, mi accosto... Figurati! Riconosco il Castellani... e dietro le sue spalle la bella testa di tua sorella... Oh! gridò Maria scoppiando in un pianto dirotto.

Il Castellani comprese che il momento fatale lungamente temuto e pazzamente desiderato, era giunto, e che non stava più in potere suo di sfuggirlo, di allontanarlo.

Non vuoi finirla di tormentarti?... Il Castellani è sempre con lei. Non sai che si sono sposati?... Non te l'hanno scritto?... Si si... è vero. Ma non mi posso convincere che sia un matrimonio per davvero. Mi pare un sogno. Invece è la verit

Il Castellani non aveva preso quella risoluzione alla cieca: andava a dirigere i fondi di un ricco possidente dell'Argentina, un italiano che aveva dato l'incombenza a una casa milanese di trovargli un uomo così e così. Una vera fortuna. Non poteva capitargli meglio. Ma così all'improvviso! gemeva Maria. Se avessi saputo sarei andata a Pavia avrei abbracciato mia sorella.

Da parecchi mesi, forse fin dalle prime settimane che l'avevano mandato a quella cura, nel maggio dell'anno avanti, la grande debolezza di don Giorgio Castellani era la Cristina Scaramelli, quella bella ragazza ardita e franca, capace di sentimenti e d'intuizioni superiori al suo stato.

L'abate mandava in ogni castello un monaco che vi esercitava da signore una giustizia barbarica, e per primo, nell'anno 1232, Gregorio IX dispose, per alleviare la sorte dei vassalli, che ogniqualvolta i castellani avessero da rendere giustizia, dovessero unirsi una specie di procuratore legale scelto nella cittadinanza. In principio si chiamò, secondo l'uso del tempo, buon uomo, poi castellano.