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Tale l'ambiente morale creato non solo in Palermo, ma in tutta Italia. Era stato creato colle menzogne e colle calunnie più scellerate; ma queste venivano proclamate con tanta sicurezza e con tanta insistenza da coloro che si presumeva dovessero conoscere la verit

Quando si pensa a tutta quella massa di menzogne che spudoratamente spiattellano ai gonzi i sacerdoti dell'impostura, vien proprio voglia di rinnegare gli uomini di questa razza che non accolgono il prete a sputi, pugni o, meglio, anche a bastonate.

Tuttavia, sul mio onore!, non smercio menzogne. Molte cose che a te debbono parere incredibili non sono incredibili. E che tu non smerci menzogne ho la piú ferma persuasione.

Il prete, sacerdote delle tenebre, colpito nelle sue miserie e nelle sue menzogne, trascinò il più grande degli italiani, Galileo, sull'altare dell'impostura, e con torture orribili volle fargli abiurare la grande dottrina del vero! Ed i preti passeggiano sulla terra di Galileo da padroni; e l'Italiano porge le impudiche sue labbra all'umiliante, vergognoso baciamano!

Avvalorava poi la lezione con nuovi codici arabi e con monete e lettere che egli con sempre nuove menzogne affermava ricevere da Fez, da quel medesimo Ambasciatore Marocchino Mohammed Ben Osman che egli avea accompagnato per Palermo, e che per lui era il provvido fornitore di carte e di documenti, il consigliere, l’amico, il fratello.

«Io non ho mai potuto concepire come un contadino, che vi sa fare i conti meglio d'un matematico, possa credere alle mille menzogne propagate dai preti. Eppure il contadino con tutti i suoi vincoli e le sue miserie è il più fermo sostegno del despotismo e dell'impostura.

Dall'altra parte noi diremo ai governi: «Combattete il male di cui siete artefici, e non l'Internazionale, se ne siete capaci. «I creatori dell'Internazionale e delle rivoluzioni siete voi. Giacchè se voi combattete il vero e la fratellanza umana, non valete più dei preti abbagliati dalla luce, e che condannano alle fiamme chi non crede alle loro menzogne.

CORONA. La ragione. PAOLA. Perché cosí la ragione? CORONA. La quale m'avvisava dover essere peggior Limerno che Merlino. PAOLA. Leggerlo almanco voi dovevati. CORONA. A che perder il tempo? PAOLA. Taci, ché d'ogni libro qualche cosa s'impara. CORONA. Questo è falso. PAOLA. È sentenzia di Plinio. CORONA. Vada con le altre sue menzogne! PAOLA. Negarai tu che d'ogni libro non s'impari qualche cosa?

Don Domenico salutò profondamente la giovinetta, si assise sul canapè a fianco al prete e cominciò a versargli la cervogia anestesiaca delle menzogne cui aveva preparate. Tutto andava bene, molte promesse, un avvenire pieno di fiorenti prospettive.... ma nulla per il momento.

Soffriva tanto... tanto..., rispose l'altro, con intonazione di così cupa tristezza che lo stesso magistrato tacque un poco. Era inferma? domandò quest'ultimo, dopo un breve silenzio, al dottore. , d'una malattia di petto. Lo sapeva? Senza dubbio. Non le si poteva nulla nascondere. Aveva tanta intelligenza e tanto coraggio che le pietose menzogne riuscivano inutili.