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L'amico, che non aveva dimenticata la promessa ambasceria, e ruminava anzi in mente un discorsetto per parere un ambasciatore disinvolto, comprese subito e rispose: «va bene...» Ma Leonardo non parve rassicurato, ed appena ne ebbe agio, ripetè con accento di preghiera: «Non oggi, non oggiChe diancine era dunque accaduto?

Bambina, al contrario, si precipitò verso il ballatoio, e gridò: Signore ambasciatore, sbarazzatemi, di grazia, dalla petulanza dei vostri domestici. Ho bisogno di parlarvi, all'istante da solo a sola, per interessi considerevoli.

E voi, ambasciatore di una grande potenza, dimandate ad una povera creatura di provincia una formola di corte per compiere un atto di alta gravit

Ella si presentò al palazzo dell'ambasciata alle dieci. Le si domandò cosa chiedesse. Parlare al signor ambasciatore. Sua Eccellenza è uscita a cavallo, rispose il lacchè. Aspetterò. Se è per affari dell'ambasciata, bisogna rivolgersi alla segreteria, al pian terreno, a sinistra. Mi occorre di parlare direttamente e personalmente al principe.

Ritornato a Venezia, il padre Antonio si presentò in senato a' 28 di marzo 1649, e lesse una interessantissima e finora inedita relazione della sua ambasciata, distinta in tre parti, cioè: Il suo viaggio in Persia, la miglior via per andarvi, e le accoglienze e gli onori ricevuti quale ambasciatore cristiano; Quello che ha trattato col re di Persia;

Ma vi ripeto, non faccio lusso, e se vado nelle case dei signori, è quale vostro ambasciatore; narro loro i vostri bisogni, le vostre pene, e a voi porto i soccorsi che essi mi danno; e se foste venuti da me invece di abbandonare il lavoro, forse le cose si sarebbero accomodate e voi non sareste stati tutti questi giorni vagabondi, oziosi, come bestie raminghe senza casa tetto.

No, no, va a sentire, Cresti. Io ti raggiungo subito. Mentre l'amico scendeva a corsa le scale, il buon zio ambasciatore, a cui la notizia aveva fatto battere il cuore in un modo straordinario, nel raccogliere i vestiti sul letto, andava sospirando: L'ho veduta come in uno specchio. Mi avesse ascoltato! Che ci posso fare ora?...

Gli è vero che il signor conte non è ambasciatore di un re, per avere il diritto di essere insolente soggiunse Morella a voce alta. Il signor di Balbek si contorceva e taceva. Morella riprese il braccio del principe di Lavandall, per fare un giro nella sala di danza. Il duca si alzò anch'egli e la seguì lentamente, di lontano.

A dirigere l'impresa Depretis con servile cinismo aveva chiamato il conte di Robilant, soldato mutilato e diplomatico peggio che impotente, il quale, ambasciatore a Vienna, aveva procurato al Re lo sfregio di visitare come un vassallo, al quale non si rendono le visite, l'imperatore d'Austria.

La piccolezza della sua condizione che lo impediva allora, non crebbe mai abbastanza per la stima che il pubblico facesse del suo ingegno, da meritargli grado di ambasciatore di Firenze. La prima fu a Forlì presso Caterina Sforza, la seconda presso il duca Valentino ad Imola.