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Così gli uni, come le altre, debbono stare in casa; ma gli uni amano far le scappate sui tetti, e le altre..... volesse Iddio che ci andassero! In quella vece, amano andare attorno, con tanto di crinolino, e orecchini d'oro, e fanno gettare i quattrini a palate. Siete ammogliato, forse? No, per la grazia di Dio.

Questa è stata la storia della prima settimana; ma poi s'è dovuto smettere via via, non passando più dai casolari dove incontravo quei cari amici, che a certe ore mi usavano la cortesia d'aspettarmi sugli usci. I padroni non vedevano volentieri queste amicizie dei guardiani di casa col signor forestiero; ed io, che ho capita la solfa, ho diradate le visite.

A quello sparo, a quegli urli, due tremendi colpi rintronarono tutta la casa, e la porta di fuori volò in ischegge, fra un tintinnire metallico, certo del chiavistello che, sconficcato e lanciato per aria, cadde, e ribalzò sul pavimento.

Ora non le resta altro che entrare in casa. Così disse allegramente la fattora, una sposina anche lei, ma che aveva preceduto Marta nel riempire una piccola culla di vimini, intorno alla quale si affaccendava con grandi ansie. Marta conosceva appena la fattora; per solito incontrava Alberto sull'aia, gli prendeva il braccio e non guardava altro.

STRAGUALCIA. Volete che, insieme insieme, infilzi il vecchio e la figliuola, i famegli, la casa e tutti come fegatelli? Al vecchio cacciarò lo spedone in culo e faroglielo uscir per gli occhi; gli altri tutti a traverso come tordi. VIRGINIO. La casa è aperta. Costoro aran fatto qualche imboscata. STRAGUALCIA. Imboscata? Mal va. Io ho piú paura del legname che delle spade.

Formati ch'ebbe questi propositi nella mente, egli corse all'ufficio centrale, telegrafò a San Giustino per dirgli che restava, telegrafò a casa sua annunziando il suo arrivo per le 10,25 dell'indomani, e pregando di fargli avere ancora un dispaccio a Roma prima di sera.

Dopo la risposta sprezzante del marito, la povera donna, sgomenta di aver lasciato scoprire la gelosia che la struggeva, si era rinchiusa in camera sua e aveva lungamente almanaccato per mandare a monte quella serata alla Stampa, che autorizzava la sua rivale a far gli onori di casa per un ricevimento che dava don Pio, per un ricevimento dove avrebbe figurato l'argenteria, la livrea di casa Urbani, e dal quale ella era esclusa e per le sue idee e per la posizione ostile, che aveva presa la sera della elezione del marito.

Per amore di lei, egli s'era preso al servizio il vecchio Marco, gran fannullone, capace di votargli la cantina piuttosto che badare alla casa e all'orto. Ma la Cristina andava di tratto in tratto a dare una mano al vecchio ubbriacone, e il giovane curato aveva il piacere di vederla. Non una parola, però, aveva rivelato l'ardore segreto; neppure un cenno.

La comitiva raccoglieva i personaggi principali della mia tragedia, e mi pareva d'essere un capocomico che conduce al teatro la sua compagnia. E infatti dovevamo assistere ad una commedia o ad una farsa in casa Bruni. La commedia incominciò al nostro ingresso.

E fu peggio, quando nacque in casa un'altra bimba, e Carmela fu costretta a fare anche da bambinaia, e guai se non toccava la sua sorellina con tutta delicatezza! Se la bimba faceva capricci, la colpa naturalmente era di Carmela, e a lei toccavano i rimproveri e le busse. Di carattere dolce, non diceva nulla, non si lagnava, si rassegnava alla sua trista sorte e piangeva in silenzio.