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Sia che falci, a meriggio, i prati in fiore, o ammucchi, a vespro, in auree biche il fieno, o all’ignudo poppante offra il tuo seno, o spannocchi sull’aja o lavi al fonte, ombra non v’ha che turbi la tua fronte, femmina che bevesti alle sorgenti di giovinezza, e ridi co’ bei denti di lupatta, e per tutti i sensi godi cantando sulla terra che dissodi.

Quelli ch'usurpa in terra il luogo mio, il luogo mio, il luogo mio, che vaca ne la presenza del Figliuol di Dio, fatt'ha del cimitero mio cloaca del sangue e de la puzza; onde 'l perverso che cadde di qua su`, la` giu` si placa>>. Di quel color che per lo sole avverso nube dipigne da sera e da mane, vid'io allora tutto 'l ciel cosperso.

Chi era?... Forse nessuno; il colore della terra d’esilio, la musica dell’amore che passò; nulla, una striscia di fumo, la cenere d’una fiammata che morì... e troverete ancora di lei, nella coltre, una forcella dimenticata...

Rabbuia; siamo quasi nell’ombra; piove. Che buon odore manda la terra sotto la fina pioggia del mese di Settembre! Vedo gli alberi della Zurriola scuotere, su l’orlo dei rami bui, qualche foglia d’argento. Il viale deserto scompare nel crepuscolo, si perde nella sera infinita. Lasciatemi prendere una vostra mano, Madlen... solamente una vostra mano. È la forma più crudele che abbiate in voi; nel suo disegno c’è l’attitudine a far male. Invece avete le spalle così morbide, che il guardarle mi d

Poi tutta neve.... tutta neve.... Era sparito il cielo.... era sparita la terra. Anche il cupo rintocco di una campana era rimasto soffocato, sepolto sotto la neve. Pietro intirizzito, attonito, guardava, guardava.... cercava.... Non vide più niente, non udì più niente!

100 Non è odiato altro animale in terra, come la serpe; e noi, che n'abbi

Si assicurò che l'esca fosse bene accesa soffiandovi sopra; poi, aiutato dal debole chiarore che spandeva lo stecco dello zolfanello, tuttora ardente per terra, appressò l'esca alla polvere sparsa sul mattone, e quivi la depose in maniera che coll'estremit

L'esule che cammina, che cammina, canta la canzone fanciullesca della sua terra. A quelle note gli rispondono gli echi della patria: susurrano i boschi, bisbigliano i laghi, suonano i monti: la campanella della chiesa ove ebbe il battesimo, il vento che geme tra le croci del cimitero dei padri, la canzone notturna di una donna che piange, oh tutto gli dice: A rivederci!

O milizia del ciel cu’ io contemplo, adora per color che sono in terra tutti svïati dietro al malo essemplo! Gi

Scritto è nel sasso antico, onde si versa la dolce vena, in ben limati versi, ch'un giovinetto che di pioggia d'oro fu conceputo, alzato un giorno a volo uccise lei, che con l'orribil vista rivolgea l'uomo in insensibil marmo: e che del sangue suo, mille veleni fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri un'alato destrier subito apparve.