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E, accomodandosi per istinto con la mano diafana i capelli sparsi, risollevò il collo sul guanciale, girò intorno le pupille come in cerca di qualcosa che le mancasse, mentre dalla sue labbra smorte partivano voci interrotte. La levatrice indovinò; si fece vicina: e mormorando frasi inintelligibili, con gesto imbarazzato, le sporse il bambino.

Talvolta ella diceva: Perché non dormi anche tu qui, con me? Tu non dormi mai! E voleva che io posassi la testa sul suo guanciale. Dormiamo dunque. Io fingevo di addormentarmi, per darle il buon esempio. Quando riaprivo gli occhi, incontravo i suoi occhi sbarrati che mi guardavano. E bene? esclamavo. Che fai? E tu? rispondeva ella.

Brunello dormiva, coi pugni stretti e i capelli sparsi sul guanciale. Che poteva sognare? La tempesta, la fuga dei cavalli tra fulmini e rombi, la pioggia, il medico, l'osteria di campagna, lo scotimento del treno. Non poteva sognare altro, non aveva più liete imagini che quelle.

Rimasta un altro poco a guardarlo, baciò il guanciale su cui posava il capo, non osando baciar lui in viso; poi si tolse non sazia da quella vista. Tornata in sala, trovò la fantesca gomitoni sul tavolino; e allora soltanto, vedendola sola, si rammentò di Tecla. «O Tecla? chiese essa, rimescolata per l'assenza della giovinetta.

Cristina mi domandò sotto voce, sbigottita: Che è accaduto, signore? Nulla, nulla. È sveglia? No, signore. Pare che dorma. Discostai le cortine, entrai adagio nell'alcova. Da prima nell'ombra non scorsi se non il biancore del guanciale. M'appressai, mi chinai. Giuliana teneva gli occhi aperti, e mi guardava fissamente. Forse indovinò al mio aspetto tutte le mie angosce; ma non parlò.

Cadd'ella , ma non di fiori e d'erbe Guancial trovò sul molle suol proteso, le miti verbene e le superbe Rose andâr liete del vergineo peso: Ben ei l'amante Pellegrin le acerbe Forme accoglie su'l petto ansio ed acceso, E gli spiriti erranti in su le chete Labbra le avviva, e geme, e le ripete: Amiam, fanciulla, amiam: sia piano o monte, Sia valle o mar, vivrem l'un l'altro appresso; Non v'è serto miglior d'un bacio in fronte, Non v'è laccio miglior d'un primo amplesso; Ci specchierem dentro a la stessa fonte, Sognar potrem sovra il guanciale istesso; Come ad olmo consorte edera o vite L'alme unirem sovra a le bocche unite.

Senza dare alla giovine il tempo di rispondere, suonò il campanello ed alzata una portiera scomparve. Rientrò nel suo spogliatoio profondamente accasciata e lasciatasi cadere su di un divano, nascose il viso sconvolto in un guanciale di velluto ricamato e pianse, pianse lungamente, mormorando fra i singhiozzi: Oh!... infame, infame... ed io che l'amavo tanto.

Poi con Adele, che era entrata in punta di piedi, le pose un altro guanciale di sotto il capo, le acconciò i capelli copiosi, sfuggenti in ciocche e riccioli, intorno al volto smagrito e pallido; e uscirono quindi tutte due in silenzio, lasciandola sola con il medico. Meno una grande stanchezza, un affievolimento dei sensi, Lucia non sentiva alcun male.

Erta sul busto, colle braccia rigide che le facevano sostegno, rimase un attimo indecisa. Ho paura! esclamò poi. Non per te, Sergio, ma ho paura! Perdonami! Le salivano convulsi alla gola singhiozzi senza lagrime; chino su di lei, le mie mani sentivan le ciocche de' suoi capelli, morbide e lisce, disordinate per il guanciale.

Ci mettemmo a tavola a notte fatta. Il Gran Vizir rimase sulla sua materassa, col guanciale tra le braccia, discorrendo e ridendo coi suoi due parenti. Non descriverò il pranzo; non voglio ridestare memorie dolorose. Baster