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Finalmente il diritto di rendere giustizia fu tolto ai monaci, che restarono però amministratori ed esattori delle imposte, col diritto di sorvegliare le moltitudini; il preposto al castello, nominato dall'abate, esercitava la giustizia indipendentemente da lui, ma in suo nome.

FR. Affermoti certo, che si esprime il nome di Venere da Martino; furono vedute le insidie tessutegli sotto persona di Venere. Noi non sappiamo gi

Ancora, l'imperatore aveva nelle cittá molti diritti d'onore e di lucro personale; e questi, compresi sotto il nome di «regalie», e giá disputati ab antico, erano venuti meno via via, e principalmente ne' quindici anni di Corrado.

C'è qualche cosa che è sempre più forte di noi, amico Cresti: e se il nome di Dio la offende in questo momento, ebbene la chiami pure fatalit

Questa sala, o piuttosto cantina, non aveva palco, era a volta, nera ed umida: accanto ad essa erano altre tre stanze, una ad uso di cucina, l'altra ad uso di salotto, la terza ad uso di camera; in quest'ultima si vedevano tre botole le quali mettevano in altrettanti anditi sotterranei, destinati a ricevere l'onesto prodotto della così detta busca dei veneziani livornesi, nome con cui da costoro viene appellato quel giornaliero lor modo d'impadronirsi della roba altrui.

Sennonché, qualora la terminazione surriferita avesse effettivamente avuto esecuzione, sarebbe molto difficile che non si fosse conservata fino a noi alcuna moneta di Modon o di Coron, battuta sotto Pietro Gradenigo e sotto i costui successori fino ad Andrea Dandolo. Eppure a nessun pezzo di Pietro Gradenigo, di Marin Zorzi, di Giovanni Soranzo, di Francesco Dandolo e di Bartolomeo Gradenigo non puossi applicare il nome di tornese; dal disegno prender argomento a tenerli altrove battuti che nella zecca di Venezia. Escludendo il ducato d'oro che si possede di que' dogi, le monete conosciute di Pietro Gradenigo sono le seguenti: il [I[piccolo]I] coniato la prima volta da Sebastiano Ziani sul modello de' denari imperiali, il [I[grosso]I] cuso primamente da Enrico Dandolo, il [I[marcuccio]I] di bassissima lega che pure avea dato fuori il doge vincitore di Costantinopoli, il doppio[I[ quartarolo]I] e la sua unit

«Non mi sollecitate a tal propositorispose la monaca; «è troppo terribile per me: potessi cancellarlo per sempre dalla memoriaSospirò profondamente, e chiese alla giovine in qual modo avesse saputo il suo nome. «Dal ritratto che vidi ad Udolfo e dalla somiglianza di questa miniatura.

¹ Il cavalier Pompeo Marchesi, nelle cui concezioni noi ravvisiam sempre lo scultore che ha studiato il bello nel vero contemporaneo; che lasciò le orme greche aperte e richiuse con Canova per porsi al livello delle affezioni e delle immagini del secolo in cui viviamo. Il nome di lui risuoni spontaneo sulle nostre labbra con senso di gratitudine.

CRICCA. Non sei tu dunque il vignarolo? GUGLIELMO. Non sono ci fui mai. CRICCA. Questo nieghi? GUGLIELMO. Lo niego, perché è il falso. CRICCA. E pur lo nieghi? GUGLIELMO. E pur lo niego e straniego. CRICCA. Non sei il vignarolo, col nome del diavolo? GUGLIELMO. Son Guglielmo, col nome di cento diavoli! CRICCA. Vo' chiamar il padrone, ché venga ancor egli a ridere un poco meco e maravigliarsi.

Il serpentello mordeva ancora, quando fu picchiato alla porta dello studio. Era il figlio maggiore di Bortolo, il macellaio; un giovinastro di ventidue anni, grande e grosso, a nome Gerolamo. Veniva semplicemente a chiedere a suo cugino Giusto cinquanta lire in prestito fino al domattina. Giusto ebbe fortuna.