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Lorenzo e la levatrice lasciarono la camera: e il prete, volendo approfittare di quel breve intervallo, staccò dalla muraglia un crocifisso di legno impolverato, s'accoccolò sovra la poltrona, cominciò per confessare la moribonda. "Com'è stato, dunque, poverina?" diceva.

Allora con occhio d'artista Nancy si pose a osservare la sua figliuoletta, seguendola con lo sguardo penetrante, gettando sovra l'inconscia testolina bionda il cilestre velo dell'idealit

PANFAGO. Con quel córso per darti soccorso. FORCA. Nel bisogno fuggi; dopo il pericolo vieni ad aiutarmi. PANFAGO. Correa per tor armi e aiuto. FORCA. Non potevi senz'armi menar le mani? PANFAGO. Non so menar le mani se non sovra i piatti. FORCA. Giurerei che hai bisogno di fregarti i polsi e le tempie di teriaca per i vermi per la paura. PANFAGO. N'arei bisogno, ma non per la paura.

Unica de' mortali egri, dogliosi Speme, che 'l mondo di clemenza adorni, Ferma sovra esso lui gli occhi pietosi, E fa da l'arme altrui schermo a' suoi giorni. quel Santo diceva. Altri amorosi Spirti raccolti ne i divin soggiorni Segno facean de la lor voglia interna; Cui diè risposta la Reina eterna: XVI

Libicocco vegn’ oltre e Draghignazzo, Cirïatto sannuto e Graffiacane e Farfarello e Rubicante pazzo. Cercate ’ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l’altro scheggio che tutto intero va sovra le tane». «Omè, maestro, che è quel ch’i’ veggio?», diss’ io, «deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa’ ir; ch’i’ per me non la cheggio.

d’un ronchione, avvisava un’altra scheggia dicendo: «Sovra quella poi t’aggrappa; ma tenta pria s’è tal ch’ella ti reggia». Non era via da vestito di cappa, ché noi a pena, ei lieve e io sospinto, potavam montar di chiappa in chiappa. E se non fosse che da quel precinto più che da l’altro era la costa corta, non so di lui, ma io sarei ben vinto.

que’ cittadin che poi la rifondarno sovra ’l cener che d’Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibetto a me de le mie case». Inferno · Canto XIV Poi che la carit

Rimaso soletto, dovetti sorridere della burla, beatissimo del resto che la fosse una burla. Pure non mi riesciva di capacitarmi come mai il sindaco immaginasse d'ingannare così goffamente il governo e me, e di farci strumenti per la sua riconferma di tiranno di Forio. Non volli giudicarlo sovra un'accusa, veridica nell'insieme ma ostile nello spirito, e tenendo conto delle osservazioni del secondo oratore, m'affiatai in singolare colloquio con parecchie persone avverse e favorevoli all'accusato. E conobbi che la citt

MARTEBELLONIO. Appena mi bastava a grattar la rogna. ... Al fin, lo posi sovra questi tre diti e lo sostenni come un melone.... LECCARDO. Quando voi sostenevate il mondo, dove stavate, fuori o dentro del mondo? MARTEBELLONIO. Dentro il mondo. LECCARDO. E se stavate di dentro, come lo tenevate di fuori? MARTEBELLONIO. Volsi dir: di fuori.

Favello a voi, che vivete com'ebri D'un arcano licor sovra la terra, Ed avete un uncino nei cerébri Che l'Universo nei suoi moti afferra! Noi siam mendíchi, a cui la gente antica Le briciole lasciò di lauta mensa; Viviam di stenti e il genio s'affatica Dietro una turba di fantasmi immensa.