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Quinci addivien ch’Esaù si diparte per seme da Iacòb; e vien Quirino da vil padre, che si rende a Marte. Natura generata il suo cammino simil farebbe sempre a’ generanti, se non vincesse il proveder divino. Or quel che t’era dietro t’è davanti: ma perché sappi che di te mi giova, un corollario voglio che t’ammanti.

Tosto sara` ch'a veder queste cose non ti fia grave, ma fieti diletto quanto natura a sentir ti dispuose>>. Poi giunti fummo a l'angel benedetto, con lieta voce disse: <<Intrate quinci ad un scaleo vie men che li altri eretto>>. Noi montavam, gia` partiti di linci, e 'Beati misericordes! fue cantato retro, e 'Godi tu che vinci!.

Cosi` quel lume: ond'io m'attesi a lui; poscia rivolsi a la mia donna il viso, e quinci e quindi stupefatto fui; che' dentro a li occhi suoi ardeva un riso tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso. Indi, a udire e a veder giocondo, giunse lo spirto al suo principio cose, ch'io non lo 'ntesi, si` parlo` profondo;

che non paresse aver la mente ingombra, tentando a render te qual tu paresti la` dove armonizzando il ciel t'adombra, quando ne l'aere aperto ti solvesti? Purgatorio: Canto XXXII Tant'eran li occhi miei fissi e attenti a disbramarsi la decenne sete, che li altri sensi m'eran tutti spenti. Ed essi quinci e quindi avien parete di non caler cosi` lo santo riso a se' traeli con l'antica rete! ;

Però ch'al fin de la piú molle etade ti trovarai sul passo di Eleuteria, che per doi rami è guida a dua contrade. Quinci ratto si viene a la miseria, quindi al pregio acquistato per lung'uso, che s'ha quanto di aver si materia. Ovver fia dunque tempo che 'n ciel suso ritornarai vittor di questa giostra o cascarai, di quel che sei, piú giuso.

Quinci un momento sol non spende in vano; Ma di Bostange ella vestì sembianza, E volò trasformata ad Ottomano L

Dunque fia ver, come diceva Aletto, Ch'a prò di Rodi il Correttor superno Aggia per la vittoria un duce eletto? E costui fa de' Turchi un tal governo? Vederlo io vuò; quinci riarsa il petto E gonfia di furor lascia l'inferno, E vien de l'aria a contristare il lume, E sopra Rodi al fin ferma le piume.

e dei saper che tutti hanno diletto quanto la sua veduta si profonda nel vero in che si queta ogne intelletto. Quinci si puo` veder come si fonda l'essere beato ne l'atto che vede, non in quel ch'ama, che poscia seconda; e del vedere e` misura mercede, che grazia partorisce e buona voglia: cosi` di grado in grado si procede.

Giu` per li gradi de la scala santa discesi tanto sol per farti festa col dire e con la luce che mi ammanta; ne' piu` amor mi fece esser piu` presta; che' piu` e tanto amor quinci su` ferve, si` come il fiammeggiar ti manifesta. Ma l'alta carita`, che ci fa serve pronte al consiglio che 'l mondo governa, sorteggia qui si` come tu osserve>>.

Ben m'accors'io ch'elli era d'alte lode, pero` ch'a me venia <<Resurgi>> e <<Vinci>> come a colui che non intende e ode. Io m'innamorava tanto quinci, che 'nfino a li` non fu alcuna cosa che mi legasse con si` dolci vinci. Forse la mia parola par troppo osa, posponendo il piacer de li occhi belli, ne' quai mirando mio disio ha posa;