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Oh, ben saggio colui che 'l suo dal mio voler avrá diverso ne' prim'anni di nostra dubbiosa etade, ch'io volendo scorsi ne' miei stessi danni, travolto in vie alpestri dal desio, ch'anco ne porto il viso rotto e' panni, fin che mia sorte, poi che assonto in alto m'ebbe, giú basso far mi fece un salto!

25 Religion non giova al sacerdote, la innocenza al pargoletto giova: per sereni occhi o per vermiglie gote mercé donna donzella truova: la vecchiezza si caccia e si percuote; quivi il Saracin fa maggior pruova di gran valor, che di gran crudeltade; che non discerne sesso, ordine, etade.

s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, e cresca doglia in me, pianto e martìre distruggendomi pur come far soglio; ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio in amor si converta: e lunga etade sia dolce il frutto del mio bel disire. XLIII. Allo stesso

69 Da l'altro canto avea l'acerba etade, la cortesia e il valor del giovinetto d'amore intenerito e di pietade tanto a Marfisa ed ai compagni il petto, che, con morte di lui lor libertade esser dovendo, avean quasi a dispetto: e se Marfisa non può far con manco ch'uccider lui, vuol essa morir anco.

DEMOFILO. Felice è certo questa nostra etade quanto altra mai ne fu, quanto ne fia dopo i nostri: poi che 'l ciel l'onora d'un pontefice tal che l'alta sede non manco adorna e imperla e ingemma e inostra, con le rare eccellenze e con la fama de l'opre chiare, ch'ella il suo bel nome rischiari e 'l renda a le future genti colmo di gloria e d'immortali onori.

Il disgraziato Alfredo, intanto, non ha recato danno ad alcuno. Ha fatto del bene; del suo oro fece cattivo uso. La sua vendetta fu quella soltanto di obliare. Quasi un'ingenuo, non seppe piegarsi alla odierna «inferma etade»¹. Ha tentato di correggere l'altrui mala fede, ma indarno. Così, con quella sua non comune franchezza, si è creati nemici ed ingrati, e sopratutto invidiosi.

Così fossi io con lui morto quel giorno, prima che viver servo in tanto scorno. 62 che piaceri amorosi e riso e gioco, che suole amar ciascun de la mia etade, le purpure e le gemme e l'aver loco inanzi agli altri ne la sua cittade, potuto hanno, per Dio, mai giovar poco all'uom che privo sia di libertade: e 'l non poter mai più di qui levarmi, servitù grave e intolerabil parmi.

Move dunque mio fratello piú generalmente il voler scrivere di qualunque altro uomo che del suo proprio fatto; onde ne la prima «selva» narra la infanzia e puerizia umana, ne la seconda la precipitosa giovenezza, ne la terza la matura e virile etade.

GERASTO. Se tu avessi tanto caminato quanto hai parlato, saresti giunto prima; ma non è meraviglia, ché i granchi hanno due bocche, una innanzi e un'altra dietro. ESSANDRO. Ahi, misera me! GERASTO. Fioretta mia, di che stai di mala voglia? ESSANDRO. Del bel marito ch'hai trovato a tua figlia. GERASTO. N'ho ritrovato uno buonissimo a te, accettalo e farai bene. ESSANDRO. Di che etade egli è?

57 E se del tuo valor cerchi far prova, t'è preparata la più degna impresa che ne l'antiqua etade o ne la nova giamai da cavallier sia stata presa. La figlia del re nostro or si ritrova bisognosa d'aiuto e di difesa contra un baron che Lurcanio si chiama, che tor le cerca e la vita e la fama.