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Secondo la S. Scrittura: I. ai Corin. 7, 3: «L'uomo renda il debito coniugale alla moglie, e la moglie lo renda al marito: non vogliate imporvi delle privazioni, a meno che ciò non avvenga con mutuo consenso per adempiere agli ufficii della preghiera». Queste parole esprimono chiaramente lo stretto obbligo.

Dunque la vita mia, che a te coi cento e cento suoi lacerti s’aggroviglia, nulla potrebbe in tua difesa, o figlia nata per la mia gioia e il mio tormento?... Cingerti non potrebbe un’invisibile veste, d’amore e amor tutta intessuta, che contro gli anni e la ferocia muta della morte ti renda incorruttibile?...

«2.° Benchè quest'atto sia da aversi per stesso mortalmente cattivo, possono gli sposi, che di esso non accusano stessi, ritenersi in una tale buona fede che li renda immuni da grave colpa? «3.° È da approvarsi la condotta di quei confessori che per non offendere i conjugi, si astengono dall'interrogarli circa il modo col quale usano dei loro diritti conjugaliRisposta,

Mio Dio, quale idea!... La provvidenza vuole che io ti renda il bene da te fatto a mio figlio, sciolga il mio voto, ti salvi!... Mancherò al mio dovere come direttore della prigione, ma adempio quello di padre riconoscente.... Tu sarai d'ora innanzi l'ingegnere Amoretti.... ecco il decreto che lo metteva in libert

Tanto bastò perchè Alpinolo sospendesse il suo furore, e credendolo un amico, gli dicesse: Porgilo a me, porgilo a me, che lo renda a suo padre. E dov'è suo padrechiese il mascherato.

RUFFO. Or che so lo spirito esser ben volto verso te, ti dico chiaramente che lo amante tuo tornerá maschio subito. Ma, per piú non equivocare, di' chiaro quel che vuoi. FULVIA. La prima cosa, che se li renda il coltel della guaina mia, intendi? RUFFO. Benissimo. FULVIA. E che in abito, non in sesso da donna torni a me.

Vengo a domandarti il mio guanto, gridava Baccelardo, gli è tempo omai che me lo renda, usurpatore de' Stati miei. Il tuo guanto è qui, appeso all'elsa della mia spada; prendilo, sclamava Roberto. E cotal botta gli menava l

Moltissimi altri però, e più probabilmente, insegnano con Sanchez e S. Liguori che non v'ha peccato a rendere il debito conjugale, quando non si possa prudentemente distogliere il conjuge richiedente dal peccato di chiederlo: lo sposo innocente, compiendo in questo caso l'atto conjugale, fa una cosa buona in se, a cui ha un diritto, che non gli può esser tolto dall'atto colpevole dell'altro conjuge: sia che egli chieda, sia che egli renda, esercita un proprio diritto, e perciò non pecca, specialmente poi se negando il ricambio del debito conjugale ne potessero risultare inconvenienti o se non gli fosse possibile in niun modo di distogliere l'altro conjuge dal peccato.

Altre cure, altri dolori, e la tendenza all'oblìo, forse, la sola cosa che renda la vita tollerabile, fecero scordare il delitto del parco di Mondrone. In breve non si parlò più di Roberto, del conte di Squirace. Ciccillo Jannacone tornò al suo lavoro: stette mesi senza dir parola, sempre convinto della innocenza del figlio. Domandò di vederlo: gli fu negato.

Non contento di Parma e Piacenza, poco dopo il Papa armeggia per procurare al medesimo suo indegno figliuolo la duchessa di Milano, e sottilmente arguto insinuava pei suoi negoziatori a Carlo: «a te disdice chiamarti conte, duca, e principe, Cesare sei; non le molte provincie, ma i grandi vassalli hanno da formare la tua forza: dacchè mettesti le mani sul Milanese non godesti un'ora di bene; che tu lo renda al Re Francesco non si consiglia, però che questi dopo il primo pasto avrebbe più fame che pria delle terre italiche; ma anco lo devi serbare per te, considerando come cotesto acquisto ti abbia fruttato nemici molti e poderosi, i quali ti stimano insaziabile dei domini altrui: se vuoi, che il mal sospetto cessi, fa una cosa, d