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Il duca parlava con diversi gentiluomini; donna Maria era accerchiata dai parenti del principe; la duchessa credette giunto l'istante di attenere la promessa fatta a donna Rosalia. Si assise sola in un canto dell'ampia sala; il principe era li vicino, ma donna Livia non sapeva ancora decidersi. Forse, forse non lo avrebbe potuto; quella sera sentivasi inquietissima.

Fra l’auree spiche, in faccia al rutilante Sole che tutta incendia la vallata, Nel solco fumicante, Su la tepida bocca ei l’ha baciata. Ride il ciel senza nube e ride il grano A la coppia rapita; Inneggia intorno al bacio schietto e sano Potentemente l’universa vita. Sanguigne olezzan le corolle schiuse Come bocche anelanti nell’amore; Sale per l’aure effuse Il canto allegro de la terra in fiore.

I rari passanti guardano con indifferenza il cavaliere, madido di sudore, in groppa al magro ronzino, seguito da quattro schiavi; certo un uomo povero. Ignorano, che egli è il dominatore del mondo. Lo era. Ora non lo era più. Sciocco! Perchè non ha rinunziato all'impero? Gli dei gli hanno pur dato il canto! Giunge da Faone. Il senato ti ha deposto; ti ha giudicato.

Dopo qualche minuto secondo s'udì per terra lo strisciare d'un corpo che si trascinava penosamente... poi due baci... poi uno stridor di mascelle tremanti... L'ultima brage si spense. Tutto ripiombò nella notte; tutto ripiombò nel silenzio. Un'ora prima dell'alba il gallo di montagna cantò come per interrogare un mistero.

Fuori del portone, s'incontrò faccia a faccia coi tre che lo stavano attendendo; ma egli non ci badò, e infestato da quel lûgubre canto che, nel generale silenzio, gli suonò fino all'estremo punto della contrada, continuò il suo disordinato cammino.

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Letè si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda». Purgatorio · Canto XXXI «O tu che se’ di l

Il Bissi era venuto da me più volte nei primi giorni del lutto. Si sedeva in un canto, silenzioso, assorto nelle sue fantasie letterarie, quasi volesse farmi capire che soltanto l'arte purifica, eleva, trasportandoci in un'atmosfera dove i casi della vita, lieti o tristi, non hanno più nessuna importanza o hanno soltanto quella che loro proviene dalla possibilit

«Argomento del Paschiulli al canto IV dell'Amedeide minore, che in parte corrisponde al V della magg. Dopo chiare prodezze il grande Orsino Cade sui muri, e sale in ciel beato; E Trasideo, quasi a morir vicino, Si rinfranca in veder l'idolo amato. D'arnesi, ove sudò fabbro divino, È per Michel l'Eroe fatale armato, E da procelle accompagnato e lampi Fa di scitica strage orridi i campi.

Cozzanti nel rumor aspro dell'armi E i regi e le fortune alte di Francia E il pianto e il core dell'afflitto Reno. A Te vengono incontro in un sereno Nembo di fiori e di farfalle i bimbi Come a padre gentil Salve gridando, Candido vecchio, o coronato araldo Della pace, o signor del dolce canto, Che porti in ciel la voce della terra.

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Letè si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda». Purgatorio · Canto XXXI «O tu che se’ di l