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<<Deh, metti al mio voler tosto compenso, beato spirto>>, dissi, <<e fammi prova ch'i' possa in te refletter quel ch'io penso!>>. Onde la luce che m'era ancor nova, del suo profondo, ond'ella pria cantava, seguette come a cui di ben far giova: <<In quella parte de la terra prava italica che siede tra Rialto e le fontane di Brenta e di Piava,

ond'elli: <<Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pieta` mi ritene>>. Colui che mai non vide cosa nova produsse esto visibile parlare, novello a noi perche' qui non si trova. Mentr'io mi dilettava di guardare l'imagini di tante umilitadi, e per lo fabbro loro a veder care,

Io son essa che lutto, madre, a la tua pria ch'a l'altrui ruina>>. Come si frange il sonno ove di butto nova luce percuote il viso chiuso, che fratto guizza pria che muoia tutto; cosi` l'imaginar mio cadde giuso tosto che lume il volto mi percosse, maggior assai che quel ch'e` in nostro uso.

tal torna' io, e vidi quella pia sovra me starsi che conducitrice fu de' miei passi lungo 'l fiume pria. E tutto in dubbio dissi: <<Ov'e` Beatrice?>>. Ond'ella: <<Vedi lei sotto la fronda nova sedere in su la sua radice. Vedi la compagnia che la circonda: li altri dopo 'l grifon sen vanno suso con piu` dolce canzone e piu` profonda>>.

Noi ci allegrammo, e tosto torno` in pianto, che' de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giu`, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso>>. Inferno: Canto XXVII

Delle sue pari, cosí ricche e cosí belle, in questa terra ne son poche. E vorrei che voi cavasse le mani di quel che s'ha da fare; ché andar dinanzi e di dietro, ogni giorno, e tôr parole e dar parole che dire alle genti, senza util tuo e con poco onor di lei. FABRIZIO. Che cosa nova è questa? Io non l'intendo. O che costei è pazza o che m'ha còlto in iscambio.

Ma più di tutti i Varallensi egregio Di virtù per la forte orma stampata Fu il buon Caüno ch'or sull'are ha pregio, Ei che alla valle nova gloria ha data, Ei che v'aggiunse così fregio a fregio, Che da' secoli andasse indi ammirata. Umil cappuccio lo coprìa, ma ardente D'alti pensier gli rifulgea la mente.

Di nova pena mi conven far versi e dar matera al ventesimo canto de la prima canzon, ch’è d’i sommersi. Io era gi

questi fu tal ne la sua vita nova virtüalmente, ch’ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova. Ma tanto più maligno e più silvestro si fa ’l terren col mal seme e non cólto, quant’ elli ha più di buon vigor terrestro. Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte vòlto.

Tratto son oggi mai di quell'inferno ove chi faccia ben non vi è sol uno. Per te, Iesú, per te vedo e discerno esser del cibo tuo sempre degiuno; ed «ingannato al fine si ritrova chi lascia la via vecchia per la nova». «Non est qui faciat bonum, non est usque ad unum». DAVID. Urnula, quam gemmis auroque nitere videmus, quaeritur angusto quid ferat illa sinu.