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MALFATTO. , : ce so' bello e andato. REPETITORE. Io me lli voglio scoprire. Ch'adimandate voi? RUFINO. Voglio questo mastro di scola che sta qui. Perché? MALFATTO. Site doi adesso. E' ve veggo bene, . REPETITORE. Volete forsi parlare con lui? RUFINO. , voglio. REPETITORE. Aspetta, adunque. Oh Malfatto! Tic, tac. MALFATTO. Che te manca a ti altro? REPETITORE. Opri questo hostio.

Conosco la dotta mano, conosco lo novo Anfione, conosco lo mio Marco Antonio, o mirabilissimo musico, ché ben quella virtude a la gentilezza d'un tal animo degnamente conviene. Non odi tu lo accomodatissimo ricercare d'un laúto? Costui discese da Vinegia, di tutta Italia nutrice. Egli per doi giorni s'è dignato qui fra noi dimorare.

L'accidenti propri, che possono fare abbondare un regno d'oro e argento, doi sono li principali: la superabondanzia delle robbe, che nel regno nascono superabundanti all'uso necessario e commodo del paese proprio; poiché, portandosi dette robbe in paese dove mancano, o venendosi da detti paesi o altri lochi a comprarle, di necessitá bisogna portarvi oro o argento.

O gran fortezza di pietade, la quale puote l'altissima giustizia cosí piegare, che 'l padre, per riscotere il servo, traditte l'unico figliuolo, che avesse ad essere tra gli suoi domestichi un bersaglio di mille onte, ingiurie, bestemmie, derisioni, contumelie, scorni, guanciate, battiture, flagelli, sputi, lanciate e finalmente un vituperoso spettacolo, tra li doi scellerati, su la contumeliosa croce inchiavato!

Lo dico ad effetto, ché se mai mi son rallegrata del ben d'altri, or me ne son rallegrata piú che mai, che uscendo poco fa di casa d'una amica, intesi dir per la strada ch'erano gionti doi cristiani scampati di man di turchi: me ne rallegrai vedendo che le genti lo tengono per vero e Olimpia ottenghi il suo desiderio.

CORONA. In creder alcuno dir male a bon fine. PAOLA. Che male dice? CORONA. Non voglio parlarne. PAOLA. Perché? CORONA. Temerei di qualche maladizione. PAOLA. Or su confortati, figliuola, ché al poledro fu sempre concesso puoter fin a doi capestri rumpere. «Iuvenile vitium est, regere non posse impetum». SEN. CORONA. Non rumpa giá lo terzo.

E se mi si dicesse che non si deve dire impossibile per legge, poiché l'utile publico si deve preferire al privato, e, importando salvare un regno, la legge non tiene conto della ruina de' privati per la ragione predetta, e non solo permetterlo ma commandarlo: rispondo tutto esser vero; ma prima bisogna esser certo che di nissun altro modo si possa riparare alla ruina universale e danno publico che con la ruina e danno de' particolari; secondo, che il detto danno e roina de' particolari non causi e importi altro danno publico e universale, ché in nissuno de li doi modi dalla legge si permette il danno privato; e nel caso nostro non vi è l'una l'altra certezza, ma pericolo grande del secondo.

«Non enim potest rationem hominis obtinere qui parentem animae suae Deum nescit: quae ignorantia facit ut Diis alienis serviat». LACTAN. Nascon insieme l'uomo e l'alto oblio del dritto ed anteposto a lui viaggio: dico 'l sentier, che al fin porge doi branchi, l'un stretto, dolce; l'altro piano, fello.

Che l'accidenti predetti vi siano, per li primi doi non m'occorre fatigare di provarli, per essere noti a chi vi è stato e a chi non vi è stato; e il terzo deve esser noto dall'effetto, poiché, come si è detto, la provisione di chi governa è come causa agente che move, può causare e conserva gli altri accidenti, ed è quella che regge l'ordine, senza il quale non può stare bene cosa alcuna nel mondo, come la confusione, contraria all'ordine, produce ogni cosa mala ed è una delle miserie che si trovano nell'inferno.

Tutti doi questi espedienti dice il detto De Santis nel suo Discorso siano stati proposti da altri, e tutti li reproba; ma si diffonde piú in reprobare il primo che il secondo, quale reproba per ragione di disconvenienza, stante la grandezza di Sua Maestá e che si levarebbe il commercio al Regno.