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33 Al volgersi dei canti in vari lochi trovano archi e trofei subito fatti, che di Biserta le ruine e i fochi mostran dipinti, ed altri degni fatti; altrove palchi con diversi giuochi e spettacoli e mimmi e scenici atti: ed è per tutti i canti il titol vero scritto: Ai liberatori de l'Impero.

33 Fugge tra selve spaventose e scure, per lochi inabitati, ermi e selvaggi. Il mover de le frondi e di verzure, che di cerri sentia, d'olmi e di faggi, fatto le avea con subite paure trovar di qua di l

93 Più e più giorni gran spazio di terra cercaro, e sempre per lochi più inculti; che pieno essendo ogni cosa di guerra, voleano gir più che poteano occulti. Al fine un cavallier la via lor serra, che lor fe' oltraggi e disonesti insulti; di cui dirò quando il suo loco fia; ma ritorno ora al re di Tartaria.

Trovò, ma in pezzi, ancor la sopravesta ch'in cento lochi il miser conte sparse. Issabella e Zerbin con faccia mesta stanno mirando, e non san che pensarse: pensar potrian tutte le cose, eccetto che fosse Orlando fuor dell'intelletto. 51 Se di sangue vedessino una goccia, creder potrian che fosse stato morto. Intanto lungo la corrente doccia vider venire un pastorello smorto.

Soleasi a' lontani, Che barbari a ragion forse son detti, Ed in cui pur gli umani Portavan reverenza a' begli affetti, Soleasi da' congiunti Pianto sacrar, solenne a' lor defunti! Mutò la degna usanza, E quando un genitor serrato ha il ciglio, Più intorno non gli avanza la consorte, un diletto figlio: Decenza impone a questi Sgombrar lochi per morte oggi funesti.

10 Come di capitani bisogna ora che 'l re di Francia al campo suo proveggia, così Marsilio ed Agramante allora, per dar buon reggimento alla sua greggia, dai lochi dove il verno fe' dimora, vuol ch'in campagna all'ordine si veggia; perché vedendo ove bisogno sia, guida e governo ad ogni schiera dia.

La ragazzina diceva questi versi colla dolce cantilena che le avevano insegnato a scuola e non sempre il suo pensiero penetrava nel senso delle cose: ma Ezio non ne restava meno commosso. Un giorno egli tornava dall'Aurora, solo, col bastoncello in mano che gli apriva il passo, ripetendo a voce alta i versi «Io son siccome un reduce Da lochi estranei al suo paterno ostello»...

»Puossi, gridò, glorificare Iddio, »A questi lochi eccelso lustro dando. »Ergasi un Santuario in un pio, »E per inclit'opere ammirando, »Che inviti pure il miscredente e il rio, »I quai vengan da pria maravigliando, »Poscia vinti si sentan dall'incanto »Del Bel, del Ver, del sommamente Santo.

Era pugnando il fier Baglione intanto Fra i turchi acciar di sua salute incerto, Il cimier scosso, traforato il manto E l'ampio scudo in cento lochi aperto; Ma barbaro guerrier non ebbe vanto Che 'l nobil volto di pallor coperto Men minacciasse col terribil guardo, O fosse il brando ad impiagar più tardo.

Fra il gridare, il fuggir, le preci, il pianto Sorse l'invitto Gabrïel ne l'ira, E, volato a Michel, che vergognoso De l'ultime sconfitte i men frequenti Lochi chiedea: Qual mai desidia è questa Che t'invade, esclamò? Muti ed inerti Aspetterem l'esizio ultimo e il crollo Di questo regno luminoso? È forse Speme alcuna d'impero e di salute, Che nell'armi non sia? Nel contumace Ozio che il cor gi