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SIMBOLO. Ad una dura e faticosa impresa vi sète posto. DON IGNAZIO. Per lei tutte le fatiche e le durezze mi sono care; mai le grandi imprese si vinsero senza gran fatiche. SIMBOLO. Perdete il tempo. DON IGNAZIO. E che tempo piú degnamente potrá perdersi come nell'acquisto de degno tesoro? SIMBOLO. E che acquistate poi? l'amor d'una donna che si cambia di momento in momento.

Passarono tre giorni, che Maurizio occupò degnamente in cento piccole cure. Prima di tutto aveva da riconoscer la casa, dopo tanti anni d'assenza, da vedere tutte le novit

In un giorno solo aveva udito la sua sentenza da lei e veduto il suo fortunato rivale. Tristi cose ambedue; ma almeno, ogni vana speranza andava in dileguo; ogni dubbio svaniva. Soltanto chi vede intiero il suo danno può degnamente provvedere a' suoi casi. E Giacomo Pico avea provveduto.

Considerate che la via nella quale s'era messa non aveva uscita, continuò quest'ultimo dopo una pausa. Sola speranza lecita per lei era che il principe, riconoscendo i proprii torti e ripudiando l'opera cruenta alla quale s'era dato, ripagasse finalmente l'amore e la fede che ella aveva riposti in lui. Allora la loro passione si sarebbe riscattata; quantunque nata male, sarebbe degnamente durata e avrebbe prodotto un effetto buono. Forse era gi

Tutto era pronto a Grotticella per degnamente accogliere la colonia estiva. Non mancava più che non una cosa soltanto: la colonia.

O Bellezza! Io dai primi anni ti ho alzato un altare nell'anima, dove ti sacrifico i più dolci dei miei pensieri; pensieri che, me levando da questa creta mortale, mi avvicinano al Creatore di tutta bellezza; ma io ho parole, credo che veruno umano eloquio le possieda, capaci di significarti degnamente: se potessi appormi la carta sul cuore, e improntarla dei suoi palpiti, forse aprirei alle genti concetti non mai più uditi: però questo a me, ad altri fu concesso, e le mie immagini è forza che si rivelino incomplete, vaghe, e confuse; onde se la fantasia di chi legge non supplisce al difetto, io dispero farmi comprendere.

Quale fu l'arte sua? Audacia sarebbe il tentar di descriverla con ricordi vaghi dell'adolescenza. Ma chi lo potrebbe far degnamente?

Unico avrebbe potuto e dovuto scriverla degnamente G. B. Niccolini; ed è morto, e aspetta tuttavia anch'egli la sua. Ma, l'edizione del Dante Foscoliano mi costò ben altre fatiche. M'offersi, com'era debito mio verso il generoso editore, di dirigere tutto il lavoro e corregger le prove.

Poi segue Virgilio: ed essendo quivi, «E donna mi chiamò beata e bella». Dove, per mostrare piú degna colei che il chiamò, le pone tre epiteti: prima dice che era «donna», il qual titolo, come che molte, anzi quasi tutte, oggi usino le femmine, a molte poche si confá degnamente; e dimostrasi per questo la condizione di costei non esser servile.

Vergognatevi; eppure anche questo non basta, ed ecco che chiedete una maggiore mercede, e vi lagnate, e dite che siete voi che mantenete il lusso del proprietario, mentre invece dovreste ringraziarlo ch'egli col porsi a capo d'un'industria abbia trovato il modo di occupare degnamente voi e i vostri figli.