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S’elli ama bene e bene spera e crede, non t’è occulto, perché ’l viso hai quivi dov’ ogne cosa dipinta si vede; ma perché questo regno ha fatto civi per la verace fede, a glorïarla, di lei parlare è ben ch’a lui arrivi». come il baccialier s’arma e non parla fin che ’l maestro la question propone, per approvarla, non per terminarla,

Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga, i’ mi ristrinsi a la fida compagna: e come sare’ io sanza lui corso? chi m’avria tratto su per la montagna? El mi parea da stesso rimorso: o dignitosa coscïenza e netta, come t’è picciol fallo amaro morso!

Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea per le rotture sanguinenti in vano. «O Iacopo», dicea, «da Santo Andrea, che t’è giovato di me fare schermo? che colpa ho io de la tua vita rea?». Quando ’l maestro fu sovr’ esso fermo, disse: «Chi fosti, che per tante punte soffi con sangue doloroso sermo?».

Li altri due punti, che non per sapere son dimandati, ma perch’ ei rapporti quanto questa virtù t’è in piacere, a lui lasc’ io, ché non li saran forti di iattanza; ed elli a ciò risponda, e la grazia di Dio ciò li comporti». Come discente ch’a dottor seconda pronto e libente in quel ch’elli è esperto, perché la sua bont

i’ mi ristrinsi a la fida compagna: e come sare’ io sanza lui corso? chi m’avria tratto su per la montagna? El mi parea da stesso rimorso: o dignitosa coscïenza e netta, come t’è picciol fallo amaro morso! Quando li piedi suoi lasciar la fretta, che l’onestade ad ogn’ atto dismaga, la mente mia, che prima era ristretta,

Ma insomma non sei contenta, ora, d’esser qui, di ritrovarti nella vecchia Guinigia tornata ai Guinigi, di non saper più in mano d’estranei la casa dove nascesti, dove t’è morto il tuo padre, e di rivivere qui tutti i tuoi ricordi, i nostri ricordi anche? Mortella.

Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

Sorge da tutta te un’accusa, la figura d’un’accusa. Mortella. Più d’una, forse. Giana. E v’è una prova, dunque. Mortella. V’è un mondo ove la prova non ha significato esistenza. Giana. Non nel nostro. Mortella. Non nel vostro. Giana. Bisogna dunque che tu esca dall’occulto. Non puoi più prolungare la reticenza. Non t’è più lecito di tacere, di sfuggire... Mortella. Non sfuggo. Giana.

Li altri due punti, che non per sapere son dimandati, ma perch’ ei rapporti quanto questa virtù t’è in piacere, a lui lasc’ io, ché non li saran forti di iattanza; ed elli a ciò risponda, e la grazia di Dio ciò li comporti». Come discente ch’a dottor seconda pronto e libente in quel ch’elli è esperto, perché la sua bont