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Io non piangëa, dentro impetrai: piangevan elli; e Anselmuccio mio disse:

Sopra un soffá Carlo grasso piangea, dicendo al cuoco suo: Ti raccomando que' beccafichi, e ad Orlando dicea: Metti novelle imposte, caro Orlando. Dodon ardito per lui rispondea: Che vuoi tu de' coglion venir cavando? I tuoi sudditi mangian pastinache, e mostrano cul magri senza brache.

Mentre che l'uno spirto questo disse, l'altro piangea; si` che di pietade io venni men cosi` com'io morisse. E caddi come corpo morto cade. Inferno: Canto VI Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la pieta` d'i due cognati, che di trestizia tutto mi confuse, novi tormenti e novi tormentati mi veggio intorno, come ch'io mi mova e ch'io mi volga, e come che io guati.

In quel che s'appiatto` miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; poi sen portar quelle membra dolenti. Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea, per le rotture sanguinenti in vano. <<O Iacopo>>, dicea, <<da Santo Andrea, che t'e` giovato di me fare schermo? che colpa ho io de la tua vita rea?>>.

Com’ io nel quinto giro fui dischiuso, vidi gente per esso che piangea, giacendo a terra tutta volta in giuso. ‘Adhaesit pavimento anima mea’ sentia dir lor con alti sospiri, che la parola a pena s’intendea. «O eletti di Dio, li cui soffriri e giustizia e speranza fa men duri, drizzate noi verso li alti saliri».

97 Zerbin di quel partir molto si dolse; di tenerezza ne piangea Issabella: voleano ir seco, ma il conte non volse lor compagnia, ben ch'era e buona e bella; e con questa ragion se ne disciolse, ch'a guerrier non è infamia sopra quella che, quando cerchi un suo nimico, prenda compagno che l'aiuti e che 'l difenda.

"Ave, corpo mortal, in cui piangea Tra duri ceppi l'Anima divina, O rozzo vaso d'un'eterna Idea, O diroccato altar, ave, o rovina! Tra i muti casolari odi frequente il suono che rimbalza sull'incude: è Bellincion, che colle braccia nude batte il ferro rovente.

Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea per le rotture sanguinenti in vano. «O Iacopo», dicea, «da Santo Andrea, che t’è giovato di me fare schermo? che colpa ho io de la tua vita rea?». Quando ’l maestro fu sovr’ esso fermo, disse: «Chi fosti, che per tante punte soffi con sangue doloroso sermo?».

Com’ io nel quinto giro fui dischiuso, vidi gente per esso che piangea, giacendo a terra tutta volta in giuso. ‘Adhaesit pavimento anima mea’ sentia dir lor con alti sospiri, che la parola a pena s’intendea. «O eletti di Dio, li cui soffriri e giustizia e speranza fa men duri, drizzate noi verso li alti saliri».

Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangëa; che di pietade io venni men così com’ io morisse. E caddi come corpo morto cade. Inferno · Canto VI Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la piet