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Giana la chiama, come per dirle qualcosa di grave, esitando. Giana. Mortella... Mortella. Non ho mai patito la primavera come quest’anno. E tu, Giana?

Che vuoi fare, Mortella? Mortella. Chiamami piuttosto Mortina omai, come fa la Rondine quando è tenera, e non sa perché. Giana. Sei strana. Mortella. Sapresti tu cadere con la faccia contro terra? Giana. Sei come fuori di te. Mortella. , è vero: fuori di me e di tutto. Giana. Ma parla almeno. Che sai? Mortella. Non so nulla, e indovino tutto. Giana. Da che ti viene questo rancore implacabile?

Se ti riuscisse di trovare il mio male, tu ci ficcheresti le unghie dentro per irritarlo. Giana. Credi? Mortella. Ti sento gi

Non aver paura se ti guardo con questi occhi. Non li so più chiudere. Bisogna che qualcuno me li suggelli. Giana. Che hai? Che hai ora? Mortella.

Mortella. Comprendo. Ma la bellezza non basta più. Giana, puoi credere che io osi rinfacciarti la tua generosit

Ma io quest’angoscia che t’opprime non la considero come una malattia, come una mania inguaribile. Parlo anzi alla tua ragione, invoco la tua ragione. Mortella. Povera ragione! Giana. Hai tanto scavato in te che è andata al fondo. Mortella. È il suo luogo. Giana. Bene. È il suo luogo, e il luogo della causa. V’è una causa. Mortella. La causa pende. Giana. Ancóra enigmi!

Certezza di quel mondo ove la prova non esiste e non conta? Mortella. Ah, ti basti che so, ti basti che ho udito, ti basti che ho veduto. Giana. Dove? come? È protesa verso l’accusatrice, che non la guarda più, fissa allo spettacolo della sua propria miseria. Mortella.

Come chi compera, non come chi impone, non come chi dispone. E tu non condurrai domattina per la mano il tuo pellegrino penitente a inginocchiarsi su la lapide, a camminare sul morto con i ginocchi mutati in calcagna divote. No. Giana.

Mortella. Sappi, Giana, che la Rondinella non soltanto è innamorata daddovero, come direbbe la Menica, ma è anche promessa sposa, e il fidanzato l’aspetta giù intagliando col suo bravo coltellino i due nomi nel pedale d’un eterno leccio. La Rondine. Non è vero niente. Giana. Eppure il cielo è color di rosa. La Rondine.

«Perché mi accarezziQuesta è una domanda che tu hai udita da me più d’una volta. E io ho sempre lasciato le mie mani giù, penzoloni. Ho diffidato sempre. Giana.