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Lo pianto stesso li` pianger non lascia, e 'l duol che truova in su li occhi rintoppo, si volge in entro a far crescer l'ambascia; che' le lagrime prime fanno groppo, e si` come visiere di cristallo, riempion sotto 'l ciglio tutto il coppo. E avvegna che, si` come d'un callo, per la freddura ciascun sentimento cessato avesse del mio viso stallo,

E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio li` quasi vetro a lo color ch'el veste, tempo aspettar tacendo non patio, ma de la bocca, <<Che cose son queste?>>, mi pinse con la forza del suo peso: per ch'io di coruscar vidi gran feste.

mentre ch'io era a Virgilio congiunto su per lo monte che l'anime cura e discendendo nel mondo defunto, dette mi fuor di mia vita futura parole gravi, avvegna ch'io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura; per che la voglia mia saria contenta d'intender qual fortuna mi s'appressa; che' saetta previsa vien piu` lenta>>.

Ma quando disse: <<Lascia lui e varca; che' qui e` buono con l'ali e coi remi, quantunque puo`, ciascun pinger sua barca>>; dritto si` come andar vuolsi rife'mi con la persona, avvegna che i pensieri mi rimanessero e chinati e scemi. Io m'era mosso, e seguia volontieri del mio maestro i passi, e amendue gia` mostravam com'eravam leggeri;

E avvegna ch’io fossi al dubbiar mio quasi vetro a lo color ch’el veste, tempo aspettar tacendo non patio, ma de la bocca, «Che cose son queste?», mi pinse con la forza del suo peso: per ch’io di coruscar vidi gran feste.

E avvegna ch’io fossi al dubbiar mio quasi vetro a lo color ch’el veste, tempo aspettar tacendo non patio, ma de la bocca, «Che cose son queste?», mi pinse con la forza del suo peso: per ch’io di coruscar vidi gran feste.

così vedi le cose contingenti anzi che sieno in , mirando il punto a cui tutti li tempi son presenti; mentre ch’io era a Virgilio congiunto su per lo monte che l’anime cura e discendendo nel mondo defunto, dette mi fuor di mia vita futura parole gravi, avvegna ch’io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura;

L’altro che segue, con le leggi e meco, sotto buona intenzion che mal frutto, per cedere al pastor si fece greco: ora conosce come il mal dedutto dal suo bene operar non li è nocivo, avvegna che sia ’l mondo indi distrutto.

A questi detti Alceo soggiunse: avvegna Che debba oggi Ottoman perder suo vanto, E mirarsi atterrar ciascuna insegna, Di forza ha l'asta d'AMEDEO cotanto, Par tuttavia, che paventar convegna Non trovi un giorno Rodi ultimo pianto, E sotto Turchi non trabocchi al fine, l'armi impetuose ella ha vicine.

Cosi` vid'io la settima zavorra mutare e trasmutare; e qui mi scusi la novita` se fior la penna abborra. E avvegna che li occhi miei confusi fossero alquanto e l'animo smagato, non poter quei fuggirsi tanto chiusi, ch'i' non scorgessi ben Puccio Sciancato; ed era quel che sol, di tre compagni che venner prima, non era mutato; l'altr'era quel che tu, Gaville, piagni. Inferno: Canto XXVI