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Poscia che i fiori e l’altre fresche erbette a rimpetto di me da l’altra sponda libere fuor da quelle genti elette, come luce luce in ciel seconda, vennero appresso lor quattro animali, coronati ciascun di verde fronda. Ognuno era pennuto di sei ali; le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo, se fosser vivi, sarebber cotali.

E come al salir di prima sera comincian per lo ciel nove parvenze, che la vista pare e non par vera, parvemi novelle sussistenze cominciare a vedere, e fare un giro di fuor da l’altre due circunferenze. Oh vero sfavillar del Santo Spiro! come si fece sùbito e candente a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!

vita beata che ti stai nascosta dentro a la tua letizia, fammi nota la cagion che presso mi t’ha posta; e perché si tace in questa rota la dolce sinfonia di paradiso, che giù per l’altre suona divota». «Tu hai l’udir mortal come il viso», rispuose a me; «onde qui non si canta per quel che Bëatrice non ha riso.

E cosa ne dite voi di quella mezzana insopportabile che i letterati moderni usano chiamar Psicologia? Vi siete mai accorta, Madlen, di possedere, fra l’altre seccature, anche una Psicologia? Come ben sapete, non v’è libro moderno di qualche levatura il quale non ne sia, fin ne’ punti e nelle virgole, tutto pieno e zeppo. Anzi

.... Georg, il corpo tuo grande si fa pietra fra pietre: e luna e l’altre uguali stanno ormai nel tempo; e ciò che fu l’affanno d’un’ora, è calma immota in ombra tetra. Ma non è morte, e non è tomba. Esiste sol la materia, che caduche imagini di carne transustanzia entro compagini sacre, irridendo alle querele triste.

L’altro ternaro, che così germoglia in questa primavera sempiterna che notturno Arïete non dispoglia, perpetüalemente ‘Osanna’ sberna con tre melode, che suonano in tree ordini di letizia onde s’interna. In essa gerarcia son l’altre dee: prima Dominazioni, e poi Virtudi; l’ordine terzo di Podestadi èe.

ché la gente che fonde a goccia a goccia per li occhi il mal che tutto ’l mondo occupa, da l’altra parte in fuor troppo s’approccia. Maladetta sie tu, antica lupa, che più che tutte l’altre bestie hai preda per la tua fame sanza fine cupa! O ciel, nel cui girar par che si creda le condizion di qua giù trasmutarsi, quando verr

C’era in lei, nella luce della sua carne, forse nel colore de’ suoi lineamenti, un non so che di pericoloso e d’innocente, una bellezza perfetta e funesta, torbida e scintillante, che formava, tra la luce de’ suoi capelli, un’aureola di splendore, la isolava dalla folla, quasi cancellava intorno al suo volto la confusione di tutte l’altre fisionomie.

l’altr’ era come se le carni e l’ossa fossero state di smeraldo fatte; la terza parea neve testé mossa; e or parëan da la bianca tratte, or da la rossa; e dal canto di questa l’altre toglien l’andare e tarde e ratte. Da la sinistra quattro facean festa, in porpore vestite, dietro al modo d’una di lor ch’avea tre occhi in testa.

Quivi sto io coi pargoli innocenti dai denti morsi de la morte avante che fosser da l’umana colpa essenti; quivi sto io con quei che le tre sante virtù non si vestiro, e sanza vizio conobber l’altre e seguir tutte quante. Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio d