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Luogo e` la` giu` non tristo di martiri, ma di tenebre solo, ove i lamenti non suonan come guai, ma son sospiri. Quivi sto io coi pargoli innocenti dai denti morsi de la morte avante che fosser da l'umana colpa essenti; quivi sto io con quei che le tre sante virtu` non si vestiro, e sanza vizio conobber l'altre e seguir tutte quante.

I cocchieri bestemmiano Per le marmoree vie... E salutano agli angoli I Cristi e le Marie. Spesso la fame, squallida Larva, i tugurii invade... E cogli aranci i pargoli Giuocano nelle strade. Oggi si muta in ghiaccio L'umor delle fontane... E le camelie sbocciano Col sol della dimane. Ogni edificio è un'ampia Mole che in cielo ascende... E a vivere sul lastrico Il cittadin discende.

Dei nostri pargoli Nel bel candore Stampiam la vergine Fede coi teneri Baci. L'amore Stampiam nell'anima. Coro Stampiam l'amore. Anno 1885 Tu muori, o te felice, ultimo vate, A cui sorrise eterna giovinetta La gloria, a cui sorride oggi la morte. Bello è il morir ove chi passa incontri Gi

Per che, comeché ad un fine l'una scrittura e l'altra non riguardasse, ma solo al modo del trattare, quello del poetico stilo dir si potrebbe che della sacra Scrittura dice Gregorio, cioè che essa in un medesimo sermone, narrando, apre il testo e il misterio a quello sottoposto; e cosí ad un'ora con l'uno li savi esercita e con l'altro li semplici riconforta, e ha in publico donde li pargoli nutrichi, e in occulto serva quello onde assai le menti dei sublimi intenditori con ammirazione tenga sospese.

Tornar farei gli arcangeli dei morti A rendere alle madri lagrimanti Con un sorriso i pargoli risorti; E a quanti sono derelitti amanti, A quanti sono generosi e forti Farei nel core gli amorosi incanti. Allora, o verga magica, vorrei Stender lunga una tavola imbandita A fiori, a lumi, a lucidi trofei, Colma d'ogni allegrezza più squisita.

Penisola divina, Che dell'antico imper dalla rovina Così sorgesti, come pronto sorge Sopraffatto da pargoli un adulto, Che, ad onta dell'insulto, Maestra mano ai dissennati porge! Penisola, ove siede Inconcussa da turbini la fede, che per quanto annoveriamo estesi Della redenta umana stirpe i regni, Ognor ne' retti ingegni Da te i lumi del ver tornaro accesi!

Ella guarda laggiù. Pensa a le nivee Placide culle ove, chinato il biondo Capo sui lini, i sorridenti pargoli Dormon sonno profondo: Veglian le madri

E squassavano i párgoli rachitici, dalla enorme testa calva, con il collo segnato dalla scrófola, con le orrende macchie indelébili del vino e della pallida lue. Su questi visi di bámboli, átoni di senile imbecillit

Anche una volta l'aspre voglie accheta, Sfamaci, o Padre, poi che il pan ci manca. Sull'orme tue risorgeran gli ulivi E stilleran dalle tue man gli unguenti Dietro al profeta torneran le genti, Recando in braccio i pargoli giulivi, Vieni nel tuo splendor mite, siccome Il che andasti placido sul mare; Il popol vieni, Amico, a consolare, Che mal si segna nel tuo santo nome.

D'entrambo i sessi i pargoli tapini Ivi sottratti vanno a rio squallore, Ed a costumi stolidi e ferini. Che invan vorria la madre o il genitore Occhio assiduo tener sui cari pegni, Qua e l