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Dunque, diss'ei, ne l'alto Olimpo ardente Valsi a tentar l'inaccessibil sorte, Ed or caduco ardir di mortal gente Su l'ima terra a contrastarmi è forte? Io poi d'orrore, io poi d'ardor possente? Io de l'inferno re? re de la morte? Che re? che 'nferno? io non mi scorgo intorno Altro, che sprezzo obbrobrioso e scorno: LX

Ma quell'alma nel ciel che piu` si schiara, quel serafin che 'n Dio piu` l'occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, pero` che si` s'innoltra ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista e` scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, si` che non presumma a tanto segno piu` mover li piedi.

non mio voler seguendo ma mia stella, parto col corpo sol, che l'alma scarca de la soma mortal meco non varca, ma riman seco obediente ancella. E se quel, che fra me tacito e solo cantando vo' con più di mille insieme, per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, udisse pur un l'invido stuolo ben morria di dolor veggendo vano tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. Dello stesso

Tu di', ch'io pianga, e che l'angoscia io versi, Ch'io mi strugga dolente al suo cospetto; Oh non del mio dolor tutto il cospersi? Non mi vide egli a se morir sul petto? Omai preveggo i Rodian perversi De le miserie mie farsi diletto; Certo è così, ma schernirogli almeno O con coltello, o con mortal veneno.

se non si temperasse, tanto splende, che 'l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende. Noi sem levati al settimo splendore, che sotto 'l petto del Leone ardente raggia mo misto giu` del suo valore. Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che 'n questo specchio ti sara` parvente>>.

È vero che egli è qui posto dall'autore a trapassare l'anime che muoiono nell'ira di Dio, e ciò non è senza cagione; percioché quelle, che questa mortal vita finiscono nella grazia di Dio, non si dicono, secondo che i santi dicono, morire, ma d'una vita trapassare in altra, e quella essere eterna, nella quale il tempo non ha alcuna cosa a fare; percioché l'eternitá non patisce alcuna dimensione di tempo.

E la virtù di lei non sol rischiara, non sol infiamma la mortal mia scorza, ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, in me varcando, in me fa tal radice che poi germoglia in graziosa pianta, in cui fiorendo i miei gentil concetti fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.

e ch'accesi del vostro alto splendore ne van vostri disir cotanto alteri, ch'a mortal non convien che da voi speri altra mercede ch'immortal dolore. Così dice egli, e io per prova il sento, che quant'uom più vi serve e più v'adora, voi del suo mal più vi mostrate vaga; per tutto ciò d'amarvi io non mi pento: anzi bramo ch'in me più d'ora in ora veder possiate quel che più v'appaga. Dello stesso

quand’ io udi’ «Venite; qui si varca» parlare in modo soave e benigno, qual non si sente in questa mortal marca. Con l’ali aperte, che parean di cigno, volseci in colui che parlonne tra due pareti del duro macigno. Mosse le penne poi e ventilonne, ‘Qui lugent’ affermando esser beati, ch’avran di consolar l’anime donne.

Ma perché siam digressi assai, ritorci li occhi oramai verso la dritta strada, che la via col tempo si raccorci. Questa natura oltre s’ingrada in numero, che mai non fu loquela concetto mortal che tanto vada; e se tu guardi quel che si revela per Danïel, vedrai che ’n sue migliaia determinato numero si cela.