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« sarete soli a combattere...» Giunsi in Livorno l'8 febbrajo 1849, quando appunto giungeva al governatore Pigli l'annunzio della fuga del duca. E fui pregato d'annunziarla io stesso al popolo, che s'era raccolto per festeggiarmi, dacchè temevano non si trascorresse a violenze contro i fautori noti del fuggiasco principe. Era timore mal fondato. Il popolo livornese è popolo d'alti spiriti, tenerissimo di libert

Ma non era il solo che muovesse sulle tracce della fanciulla, che bramasse averla a qualunque costo nelle mani: vi era un altro personaggio che la voleva e che la voleva con fini ben diversi; e questi, non v'ha dubbio, era il signor Basilio. Costui, dopo la fuga della giovane dal balcone, vantandosi compromesso nella custodia affidatale, aveva, come vedemmo, messa sottosopra tutta la citt

Fortificatosi a Cetona, circondati i suoi fianchi d'imboscate, coperte le spalle da forze sufficienti, mandò celeremente una grossa squadriglia a battere la strada Sarteano e Chiusi, e quando gli riportarono di avere snidati e messi in fuga i presidii Toscani, ripigliò la marcia; dormì il 17 a Sarteano; entrò il 18 a Montepulciano, dove tutta la popolazione fece a gara nell'usargli gentilezze e nel colmarlo di cortesie e d'offerte.

sempre mi stanno innanzi, e non indarno, ché l’imagine lor vie più m’asciuga che ’l male ond’ io nel volto mi discarno. La rigida giustizia che mi fruga tragge cagion del loco ov’ io peccai a metter più li miei sospiri in fuga. Ivi è Romena, l

Spenti i capitani, non fu più modo alla fuga, non si scôrse più altro che un correre alla dirotta per la campagna, non s'intese che un gridare: «salva chi puòIn questa maniera rovinando pervennero dove Giordano Lancia, vinti i cavalieri della Regina, riordinava i soldati per condurli in sussidio dei suoi. «Ecco i nemicibianchi di paura gli gridavano i primi arrivati. «Quali nemici?» «I Guelfi, i Francesi, una schiera di demoni scatenati.» «Vengano, col nome di Dio; siamo qui per combatterli

Altri dolorosi avvenimenti avevano dispersi i pochi amici di quel salotto. Prinetti aveva dovuto tornare a Bazzano come tutore dei nipoti dopo la morte improvvisa della loro madre e la fuga del padrigno, che l'aveva poco prima abbandonata, vuotandole la casa: ma vi rimanevano tre figli, due maschi e una bambina, il maggiore dei quali non toccava ancora i quindici anni. Prinetti, che si era gi

Indovinò subito a quale orribile supplizio l'aveva destinata e tremò tutta d'angoscia e di spavento. Le balenò in mente la fuga prima che la notte calasse e che le jene e i leoni venissero a divorarla.

Messer Galeotto, che pizzicava di lettere, pensò allora alla fuga dei Greci da Troia e sospettò d'una insidia. Ma dov'era egli il cavallo di legno, od altro che ne tenesse le veci?

Accesi un zolfanello contemplai ciò che avevo creduto una porta e invece trovai essere una ruota e miracolo! ben grato a Dio! a piedi e nel fondo della ruota il mio cero che la vecchia perversa avea lasciato cadere nella fuga. Ruota.

Egli aveva veduto il Tittoli una volta sola: quando cioè l'amico d'infanzia di Antonietta aveva consentito a visitarlo in via de' Renai, poco prima della fuga della ragazza da Firenze, come ricorder