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La Rondine. Io, per me, Salvestra, mi ci perdo. C’è qualcosa. La Salvestra. Certo che c’è qualcosa. La Rondine. Ma che cosa? La Salvestra. Che vuole che le dica, signorina? La Rondine. Quell’odio contro il padrigno... La Salvestra. È odio vecchio. La Rondine. Ma non era così, prima. Che può averle fatto? La Salvestra. E che si può sapere? La Rondine. Come? Credevo che sapeste tutto. La Salvestra.

La signora Caterina si soffiava il naso, e diceva, facendo l'indifferente: «C'è una nebbia quest'oggi che la si taglierebbe col coltello». Mio padrigno aveva la parrucca di sghembo coll'incavo d'un orecchio in mezzo alla fronte; segno di gran turbamento di spirito. Uscì subito colle zitellone.

Altri dolorosi avvenimenti avevano dispersi i pochi amici di quel salotto. Prinetti aveva dovuto tornare a Bazzano come tutore dei nipoti dopo la morte improvvisa della loro madre e la fuga del padrigno, che l'aveva poco prima abbandonata, vuotandole la casa: ma vi rimanevano tre figli, due maschi e una bambina, il maggiore dei quali non toccava ancora i quindici anni. Prinetti, che si era gi

Sono io che ho accolto qui tua madre e il tuo padrigno; sono io che t’ho trattenuta qui, che t’ho impedito d’andartene e di fare una follia inutile; sono io che in queste settimane ho vigilato per evitare ogni urto increscioso, ogni eccesso odioso. Non ho dunque dubitato di addossarmi un carico, per quel che accade, per quel che può accadere; mi sottraggo. Mortella. È giusto. Giana.

Che sembro? Mortella. Quel che confessi ora? Costanza. Che confesso? Mortella. Ah, è orribile. Bandino solleva la portiera, e il padrigno entra nella stanza con lui. Per un istante, si trovano l’uno a fianco dell’altro. Costanza si volge come a un’apparizione che la impietri. Non parla più, sembra che non respiri più. La figlia abbassa la voce. Guardali. Gherardo Ismera.

Mortella. È giusto. Oggi è la vigilia. Giana. Il tuo padrigno, in una condizione tanto difficile, non poteva mostrare più tatto, più delicatezza, più longanimit

Un giorno, un unico giorno indimenticabile, le vidi capitare a casa nostra in un'ora insolita, mentre era chiaro, e si sarebbe potuto lavorare. La signora Caterina era più rossa, più violacea del solito; la signora Rosa era più gialla, ed ansimava di più. Entrarono nello studio del mio padrigno, e chiusero l'uscio.

Mio padrigno trovò modo d'impiegare quelle tremila lire al sei per cento. Ma tuttavia v'erano sempre centoventi lire all'anno di meno: il prezzo della pigione. Senz'allontanarsi dalla piazza le povere donne mutarono alloggio e presero una camera sola.

Poi ripigliarono la solita vita lavorando ancora di più, mangiando ancora meno, facendo durare più a lungo le cuffie della signora Rosa, i vestiti, le scarpe; ma serbandosi sempre pulite, e nei giorni di festa portando sempre il vestito di seta nera. Mio padrigno morì; la nostra famiglia si disperse.