United States or Heard Island and McDonald Islands ? Vote for the TOP Country of the Week !


Siete voi che vi nutrite di cenere. Mortella. Bene. Siamo due, saremo due. State tranquillo, sedetevi. Non v’importa di sapere quel che dal fondo viene a galla sul vostro viso, nel sonno? Gherardo Ismera. Dove mi avete visto dormire? Mortella. Sedetevi. Ve lo dirò. Laggiù, sul sedile di pietra, presso la tavola dell’oriuolo a sole, nell’ora calda, nell’ora del pisolo.

GHERARDO. Tu mi perdonarai. Se gli è cotesto, te la renuncio. E lasciamo stare ch'io penso che, se la tua figliuola ha fatto ciò, l'abbi fatto perché la non voglia me. Ma penso anco ch'ella abbi tolto altri. VIRGINIO. Nol creder, Gherardo. Credi ch'io tel dicesse? Ti prego che non vogli guastar quel che è fatto. GHERARDO. Io ti priego che non me ne parli. VIRGINIO. Oh! Vòi mancar della tua parola?

Gherardo Ismera. Ma tacete, ma tacete! O vi schianto. Fuori di , egli balza e minaccia. Implacabile, l’altra riempie d’agonia l’aria che lo soffoca. Mortella. No! Ora un sussulto gli getta la testa indietro, e un altro, e un altro. È irrigidito, inchiodato su le reni. Si solleva, s’inarca, ricade. Il respiro non passa più a traverso i denti stretti. Il cuore sobbalza, non batte più, è vuotato.

VIRGINIO. Aveva arme? PEDANTE. Credo de . VIRGINIO. Costui sará stato preso: ché abbiamo un podestá che scorticarebbe li cimici. PEDANTE. Io non credo però che a' forestieri si faccia queste scortesie. GHERARDO. Addio, Virginio.

pensar ch'io mi sia per mutare di quel ch'io t'ho promesso, quando la fanciulla se ne contenti; ché ben sai tu che non sta bene a mercatanti mancar di quello ch'una volta promettono. GHERARDO. Cotesta è una cosa, Virginio, che piú si sente in parole che non si truova in fatti fra' mercatanti de' nostri tempi. Ben credo che non sia tu di quelli.

Quando lo domandai al profumiere e dissi ch'io non avevo piú d'un bolognino, cominciò a dire ch'io non avevo tenuto a mente e che Gherardo doveva aver detto un bossol d'onguento da rogna: ché n'aveva bisogno; ché sapeva che non usava zibetto.

GHERARDO. Fabrizio. CLEMENZIA. S'io 'l credessi, ti darei un bacio. GHERARDO. che la gioia è bella! Famel piú presto dare a Lelia. CLEMENZIA. Io vo' correre a dirglielo. GHERARDO. Ed io a darne un follo a quella sciagurata che l'ha lasciata partire. PASQUELLA fante, sola. Uh trista a me! Io ho avuta fatta la paura ch'io son uscita fuor di casa.

72 Di Buovo era costui figliuol bastardo, fratel di Malagigi e di Viviano; chi legitimo dice di Gherardo, è testimonio temerario e vano. Fosse come si voglia, era gagliardo, prudente, liberal, cortese, umano; e facea quivi le fraterne mura la notte e il guardar con buona cura.

Rammentò come suo padre Marco e un suo cugino Gherardo di Santo Stefano, discendessero da quei due, Emanuele ed Aleramo, che avevano venduto la loro terza parte del Finaro, e come, nell'atto di volerla ricuperare, molti anni addietro, fossero stati presi ed imprigionati dalla madre di Galeotto, ed avessero perduto per giunta Calizzano; riandò tutte le vecchie ragioni d'inimicizia che covavano in seno a quel parentado; lasciò intendere come i Carretti avrebbero potuto, parte voltarsi contro, parte non dare al congiunto quel valido aiuto che egli si prometteva da essi; una sola cosa dimandò: che, frutto dei mutati consigli fosse a Marco suo padre la ricuperazione del dominio perduto.

Ha delirato? Scende gli altri gradini, sollecita, e s’appressa. La Salvestra. Non è che un’idea, signorina. La chiamano delirio. La Rondine. Sempre il padre? La Salvestra. Sempre. È un’idea che non l’ha lasciata mai. Anche prima di tornar qui, non faceva che rimuginarla. Io lo so. Non me ne scordo dei giorni neri che ci toccò passare quando la signora Costanza si rimaritò col signor Gherardo.