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Gli ariandici d'Egitto, battuti da Ariande, governatore di quella provincia per Cambise re di Persia, furono similmente famosi, perché d'argento finissimo a copella erano battuti, ancorché all'autor costassero la perdita del governo, per averli stampati senza l'autoritá o licenza del suo sovrano.

Si chiariva da queste lettere che Paris aveva lasciato Genova alcuni mesi prima di lei. L'aria della terra natale non era abbastanza respirabile per un uomo segnato, com'egli, sui libri del palazzo Ducale. Troppo spesso egli era stato chiamato ad audiendum verbum dall'eccellentissimo governatore, e soltanto i suoi titoli, le sue attinenze, lo avevano fino allora scampato da molestie più gravi. Per farla finita co' sospetti continui dell'autorit

In tal caso mi recherò dal mudir (governatore della citt

Di questo desiderio del popolo livornese si fecero eco i consiglieri Menichetti e Isolani, che, dopo la partenza del Governatore, reggevano, per quanto era possibile, la bollente e irrequieta citt

Nell'impeto dell'amor paterno al governatore scappò detto che si facesse. La lontananza del proprio figliuolo gli era divenuta insopportabile. A qualunque onta si sarebbe sottoposto per riavere il suo Armando. Gli ufficiali non aspettarono altro allora, e tosto recatisi presso il Palavicino, fattegli presente la volont

Per uscire di impaccio e liberarsi dalla persecuzione dei supplicanti il Governatore dei Bianchi che fa? imbussola i dieci condannati e ne estrae a sorte uno: questo fortunato era un uxoricida: Giovanni Di Pietro palermitano³⁴⁰. Ordinariamente però la Compagnia presentava una terna di nomi: ed il Vicerè decideva; ma la Compagnia poteva chiedere secondo la primitiva concessione del privilegio di Filippo II , il Vicerè si permetteva concedere la grazia ad uno scorridore di campagna.

Nel momento che il portabandiera si voltava per dire: Ecco il fiume; di dietro a un rialto di terreno della riva opposta uscì improvvisamente una gran folla di cavalieri, in mezzo ai quali ci colpì a primo aspetto la figura elegante e gentile del Governatore. Era Bu-Bekr-ben-el-Abbassi, governatore della provincia che si stende fra la terra dei Seffi

Sed ecce a punto Malfatto che torna. O Malfatto! MALFATTO. Me par sentir... Oh! è lo mastro. A , site lo ben venuto. PRUDENZIO. Et tu quoque. MALFATTO. E dove è lo coco, patrone? Io non lo vego. PRUDENZIO. Io dico, tu ancora. MALFATTO. Basta: tant'è. E voi dove sète stato, patrone? PRUDENZIO. Fui al bibliotecario e al loco gerente del Monarca, idest Governatore, ch'è nostro alumno.

PRUDENZIO. Testor Deum ch'io voglio andare nunc nunc al tribunale della Reverenzia dil Monsignor Governatore e dechiarargli pedetentim tutte le superfluitá che se fanno in questa terra alli omini del Gimnasio romano. RUFINO. Leviamocelli dinanzi, patrone. MALFATTO. Olá! Ve ne andate? non volete che venga, eh? CURZIO. : ché non camini? PRUDENZIO. Per corpum meum...

Recto tramite tutti si avviavano al luogo del supplizio, dove il Governatore faceva girare al graziato il palco della mannaia, o facevalo passare sotto le forche, baciandole, secondo che egli fosse condannato a questa o a quella maniera di supplizio. Quale impressione dovesse provare costui, immagini il lettore; certo però che «poco è più morte».