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Come fu, come non fu, Luchino, di ritorno da una corsa, beve una coppa di vino, ed è preso da dolori atroci; chiamano quel dottissimo Matteo Salvatico, il quale nel visitarlo impallidisce, guarda in viso alla signora che piangeva e strillava, si pone un dito alla bocca, e chiesto che mal fosse, risponde in aria di oracolo: Un bel tacer non fu mai scritto».

Abita ancóra qui, abita qui sempre; e, se tu vieni, non puoi venire se non per visitarlo. Ecco che la sua anima riempie tutto il vuoto. Costanza. Dio mio, Dio mio! Mortella. È un’anima che ha tuttora un viso. Guarda. Ha ripreso il suo viso di carne, la sua bocca di bont

La mattina seguente, Valancourt aveva la febbre, non aveva dormito e la sua ferita era infiammata: il chirurgo, che venne a visitarlo di buon'ora, lo consigliò di restar tranquillo a Beaujeu. Sant'Aubert aveva pochissima fiducia nei di lui talenti; ma avendo inteso che non se ne poteva trovare uno più abile, cambiò il suo piano, e risolse di aspettare la guarigione del malato. Valancourt parve cercar di dissuadernelo, ma con più garbo che buona fede. La sua indisposizione trattenne i viaggiatori per più giorni col

Gli abitanti stessi sembrano viventi tradizioni di quell'avvenimento, che è la gloria e il vanto del luogo, e l'unica ragione di visitarlo. Come a Benevento non è spento il ricordo della battaglia di Manfredi, così qui il ricordo di quella di Corradino.

Ai pochissimi che andarono a visitarlo in quel giorno, che doveva essere così triste per lui, disse chiaro e tondo che egli «lo aveva preveduto»; che non si erano voluti seguire i suoi consigli, rispettosi, ma fermi e frequenti; che infine egli era nato italiano e non si sentiva straniero in casa sua; solamente per non dar noia con la sua presenza a nessuno, sarebbe andato il giorno dopo in campagna.

Fummo subito consigliati di spedire una lettera al Re Giovanni Kassa per annunciargli il nostro desiderio di recarci a visitarlo, fargli palesi i nostri progetti tutt'affatto commerciali, e domandare la sovrana permissione di entrare nei suoi Stati.

La prima volta che nella scrittura si parla di medici rofeím, è in un versetto del Genesi ove è detto che essendo morto Giacobbe, «Giuseppe ordinò ai suoi servitori i rofeim d’imbalsamare suo padre». Ma convien notare due cose: La prima che non è detto che Giuseppe abbia mandato medici a visitarlo malato; la seconda che in tutta la Genesi, non v’ha altra parola riguardante i medici e le medicine; quantunque si parli bene spesso di malattie come quelle che afflissero Faraone, Abimelecco, Isacco, Rebecca e alcuni altri ragguardevoli personaggi.

Come io fui giunto al quartiere remoto che egli abitava, mi arrestai dubitoso; e parvemi imprudente il visitarlo a quell'ora. Ma poi che io mi ostinava a voler cancellato col pensiero il tempo che ci aveva tenuto divisi, conchiusi che il mio Raimondo di collegio non si sarebbe offeso di questa licenza, e in due salti fui ai terzo piano.

Dopo 10 anni l'Italia era restituita a nazione. Garibaldi colla leggendaria spedizione de' Mille aveva unita mezza Italia alla patria comune, e due anni dopo giaceva ferito al piede dalla palla d'Aspromonte. Era in Pisa dopo la prigionia del Varignano, e il dottor Franceschini ed il Sequi si recarono a visitarlo; sennonchè i medici avevano inibita qualunque visita all'infermo.

Lo scacco subito, i commentari ingiuriosi che ne seguirono e circolarono, ferirono al vivo il principe di Lavandall. Visse a Roma un anno, senza vedere un'anima, tranne papa Gregorio XVI che era un maiale e che lo ricevè una volta ed andò a visitarlo due, nella di lui villa vicino Albano. Il papa vi pranzò anzi, perchè Gregorio amava desinar bene, ed in casa Lavandall si faceva lauta mensa.