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Indignato più che stupito dallo strano linguaggio, risposi: Noi non temiamo il furore dei vostri soldati. Se con aperta violazione del diritto delle genti saremo assassinati, Garibaldi ci vendicher

In quel frattempo i servi e i soldati avevano piantato tutte le tende, i soliti infelici avevano portato la solita muna e qualche gruppo d'abitanti della citt

Noi sorpassiamo dei piccoli plotoni di scozzesi in gonnella, rudi gambe e polpacci abbronzati e bitorzoluti. Marciano a passo ritmato più rapido del passo militare alla conquista dei piaceri facili. A frotte veloci meno ordinate, ufficiali e soldati grigioverdi. Stop. Entriamo nella graziosa villetta. Per ufficiali. Fumo, fumo, fumo.

Nei libri seguenti che costituiscono l'ultima parte delle Storie, il disordine della composizione e il cortigiano riserbo in faccia all'opera dei Medici degenerano in menzogna. Dopo aver accennato col solito disprezzo alle due scuole braccesca e sforzesca, che allora dividevano le guerre italiane sotto gli ordini dei due più grandi capitani del secolo, Francesco Sforza e Niccolò Piccinino, ed avere assai malamente raccontate le loro imprese nello Stato della chiesa, viene al ritorno trionfale di Cosimo e vi si imbroglia descrivendone le circostanze. Il suo odio democratico trapela dalla sua prudenza di letterato cortigiano, mentre la passione dell'analisi politica gli viene soffocata dalla paura di uomo povero alla mercede dell'ultimo papa dei Medici. Poi divaga in altre guerre italiane. Valendosi dei Commentari di Neri Capponi, descrive il gran torneo militare fra Niccolò Piccinino al soldo del duca di Milano e Francesco Sforza generale della Lega, e neppure qui l'odio ai capitani di ventura abbandona il romanziere di Castruccio Castracani, che non s'accorge d'avere davanti due soldati, ai quali solo i migliori dell'antichit

Di strada in strada riuscii davanti alla chiesa di Nuestra Señora del Pilar, la terribile Madonna, alla quale veniva a chieder protezione e coraggio la squallida folla dei soldati, dei cittadini, delle donne, prima d'andar a morire sulle breccie.

Quasi ogni giorno i soldati del duca avevan preso l’abitudine di fare scorrerie su pe’ colli vicini. Non eran gi

Queste pause della politica erano ordinariamente impiegate nelle libazioni più generose. Tutti vuotavano il bicchiere, e si affrettavano a riempirlo come soldati che si preparino a nuovi attacchi. Brevi uragani. Si scioglievano senza rumore e senza danno.

Quando il Castellano entrò co' suoi seguaci e s'assise nel padiglione di mezzo s'udì una generale acclamazione e reiterati applausi colle grida di Viva Medici Viva Gian Giacomo Viva Musso e gli alabardieri alzarono tutti le lancie e le riposero al suolo. Gabriele, appena ebbe compita la sua fazione del collocamento de' soldati, s'affrettò a ritrovare Achille Sarbelloni, ed a lui confidò per quel giorno l'ulteriore incarico del comando di sua schiera; e corse quindi in cerca di Falco e di sue donne tolti a lui di vista dall'onda del popolo. Stava Falco con esse in una delle ultime baracche tra una turba de' suoi conoscenti, terrazzani di Nesso e d'altri luoghi vicini. Gabriele quando li ebbe veduti s'aprì il passo sino a loro, e con replicati inviti e preghiere costrinse Falco, la moglie e la figlia a togliersi di l

Toccato l'intervallo che separa i due campi, gli oratori regi ci inculcarono di rimanervi perchè non guarentivano la nostra vita dal furore dei soldati. Riferiremo noi al generale Melendez l'ultimatum di Garibaldi, e ritorneremo qui a parteciparvi la volont

La sera, per le strade, se ne videro molti. Ce n'era di tutti i colori: bianchi, neri, bigi, cacao. Alcuni erano accompagnati da soldati. La gente guardava e rideva. Era infatti una mescolanza così nuova e strana, che pareva di sognare. E il modo con cui andavano assieme! Come fosse la cosa più naturale del mondo, come fossero stati insieme sempre. Discorrevano di politica.