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Esso parlava ancor de la larghezza che fece Niccolo` a le pulcelle, per condurre ad onor lor giovinezza. <<O anima che tanto ben favelle, dimmi chi fosti>>, dissi, <<e perche' sola tu queste degne lode rinovelle. Non fia sanza merce' la tua parola, s'io ritorno a compier lo cammin corto di quella vita ch'al termine vola>>.

e Niccolo` che la costuma ricca del garofano prima discoverse ne l'orto dove tal seme s'appicca; e tra'ne la brigata in che disperse Caccia d'Ascian la vigna e la gran fonda, e l'Abbagliato suo senno proferse.

Niccolò Buscemi nella vita di Giov. di Procida; e altri del 20 febbraio 1271, nel catalogo citato delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 49 del 2 giugno 1271, ibid. pag. 63 del 1 novembre 1271, ibid. pag. 79. Ibid. diploma del 21 dicembre 1271, pag. 82. Capitoli del regno di Napoli, pag. 23, 22 novembre 1271. Epistola di Clemente IV, del 1267, loc. cit. Nic. Speciale, lib.

Il matrimonio, per espresso desiderio di messer Dardano Acciaiuoli, si celebrò nella chiesa di San Niccolò, fatta edificare da lui e dipinta da Spinello Spinelli. Quelle Madonne, quei Santi e quelle glorie d'angioli, che coprivano le volte, dovevano assistere alla cerimonia che consacrava la felicit

Concedesi in feudo a Niccolò di Sanducia, fratel cognato di Ruggier Fimetta e testè tornato in fede della Chiesa, il casale Scordiæ Suitan situm in territorio Lentini. Questi tre diplomi, cavati da' registri Vaticani, Epistole n. 574 e 121, leggonsi in Luca Wadding, Ann. minorum, Roma, 1732, tom. III, pag. 387, 537 e 539.

Il fatto di tale spettacolo dato in Arno, che fu a onore del cardinal Niccolò da Prato, e d’invenzione di quel cervello balzano di Buffalmacco pittore, e la triste rovina che vi sopravvenne, tutto, pur troppo, era vero! Ma dovea riguardarsi come tant’altre pubbliche calamit

Niccolò Conti veneto, in una sua relazione appresso il Ramusio , vuole che in certe parti dell'Indie si usino in luogo di moneta certe carte sopra le quali è scritto il nome del re, che sono forse le stesse che narra Marco Polo, come sopra dicemmo; ed aggiunge che queste nel Cataio ogn'anno si riportano alla zecca per farle rinnovare, con pagar due per cento, e le vecchie si gettano subito sul fuoco.

E il fatto sta, che in questo nuovo secolo escon fuori parecchi piú o men puri, ma certo splendidi nomi politici e militari: Francesco Sforza, il Carmagnola, Cosimo e Lorenzo de' Medici, Niccolò V, Pio II, Alfonso il magnanimo, indubitabilmente superiori ai nomi politici del secolo precedente.

Racconta Niccolò Tommaseo «come un bel giorno passasse da Firenze un giovane nizzardo, che andava in America, e si presentasse a Giovampietro Vieusseux». E aggiunge: «Circa trent'anni dopo, un signore fiorentino, frugando ne' suoi fogli, trova una lettera d'esso Vieusseux, la quale dice: Ho dato a un profugo anche per conto vostro. Il nome suo è Garibaldi» .

Esso parlava ancor de la larghezza che fece Niccolo` a le pulcelle, per condurre ad onor lor giovinezza. <<O anima che tanto ben favelle, dimmi chi fosti>>, dissi, <<e perche' sola tu queste degne lode rinovelle. Non fia sanza merce' la tua parola, s'io ritorno a compier lo cammin corto di quella vita ch'al termine vola>>.