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una mano, una collana, l'impugnatura d'un brando traspare attraverso il sudario nero che li va coprendo. Pure in mezzo ad essi si stacca dal buio la linea d'un cero alto ben sette cubiti.

C’è egli dubbio che, a ragion di lusso o di pompa, ai processionanti si dèsse più d’un cero, che il numero giungesse all’infinito? «Che per qualsivoglia lutto, ancorchè sia della primaria nobilt

Come l'uccello, secondo la stupenda similitudine di Dante, che su l'aperta frasca fisa la plaga di oriente pure aspettando che sorga l'alba, io mi volgo da tutti i quattro venti, smanioso di vedere sorgere la luce nuova di faccia a cui gl'ingegni nostri diventino quale si fa il lume di candela quando splende il sole nella gloria dei suoi raggi; ma, ahimè! da lungo tempo io lamento il secolo apparirmi simile all'uffizio della settimana santa dove al finire di ogni salmo spengono un cero; ed oscurata la chiesa, si annunziano poi le tenebre con le battiture.

Sulla testa dei due giovanetti pendeva, appesa a quattro catenelle d'oro, una lampada di quelle che i primi cristiani chiamavano coronaephorae; era spenta e di bronzo e tempestata di pietre preziose, sulle quali si rifrangeva la luce del cero con tutti i riverberi del prisma.

Il cero non misurava gi

Quando non ci lasciano la pelle, o almeno non ce la lasciano tutta, fanno una campagna di trecento alle quattrocento lire, e i più famosi, quelli raccomandati dai libri inglesi, arrivano fino alle cinquecento, fino alle seicento; ma bisognò proprio aver tentato la Provvidenza, e se a stagione finita appendono un cero, credete pure che il Santo se lo è meritato.

L'ironia del tempo che parla da ogni cosa surta per mano d'uomo, sembra qui voler paragonare quel lungo cero dipinto all'altro rimasuglio di torcia che arde nel mezzo della cappella e che non ha più d'un palmo d'altezza. L'ironia diventa più bieca quando si sappia che uno è l'immagine intiera dell'altro.

Quella santa reliquia emanava una segreta aura di veleno. Quel cero, stillante la sua bava d'ossido su quella ruggine malsana e su quel serpe attortigliato, appariva bieco. Nell'oratorio si diffondeva sempre più un profumo: era la mollezza dell'oppio, l'acredine della canfora, la limpidezza dell'aloe, mista ad un altro inesprimibile olezzo.

Poscia, come l'idea sale dall'effetto alla causa, gli sguardi dei due giovanetti passarono dal diamante della lampada alla fiamma del cero.

I secoli consumarono il cero ardente come consumarono i due monarchi effigiati nel quadro; l'ombra salì su questo, la luce calò su quello. Fra le modanature dell'altare si vedono scolpite le parole mensa regia. Un messale d'argento massiccio è aperto a sinistra del ciborio.