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Poco dopo che fu giunta a Firenze la notizia del suicidio del Tittoli, la polizia facendo l'accesso nella abitazione dell'estinto, trovò in un ripostiglio un involto di monete d'argento, e una medaglia con ornati in filigrana, e altri oggetti appartenuti alla madre di lui. Si capì che era quella l'eredit

Poi protese il volto come per meglio udir quello che diceva il fantasma, se parlasse. Udì uno scarpiccìo sul tetto sottostante alla finestra, uno strepito di tegoli smossi, come se una legione di spiriti irrequieti si avanzasse dietro al fantasma. Non osava più guardare. Abbassò i pugni. E vide che la vecchia Tittoli camminava per la stanza.

Chi l'aveva rimessa in quel luogo? Lucertolo, che facilmente era potuto entrare nella soffitta, che il Tittoli aveva voluto abitar sempre, dopo la morte di sua madre. Lucertolo, sbigottito dalla apparizione, e che non voleva più rivedere gli spettri, i fantasmi; che non voleva più che venissero a turbargli i sonni.

Antonietta aveva preso una forte risoluzione: confessargli tutto, palesargli le sue relazioni col Tittoli, il motivo probabile che lo aveva indotto al suicidio, raccontargli tutte le confidenze, che aveva avuto da Lina sull'assassinio. Ho passato davvero una brutta nottata! riprese Antonietta con un tuono dolcissimo di voce. Se tu sapessi quanto ho sofferto!

La Nencia non si era mai scordata delle parole dettele dal Tittoli. Anch'essa aveva gettato i suoi sospetti addosso a Lucertolo, e si era posta in animo di strappargli la confessione della verit

Voleva esser pronto ad ogni rumore, che udisse nel palazzetto; la quiete, che pareva vi dominasse, lo aveva alquanto rassicurato, e si era allontanato, molto sul tardi, aggirandosi sempre in angoscie e tutto agitato, per le più curiose straduzze, sulle quali batteva appena uno scarso raggio di luna. La morte del Tittoli, lo stato in cui aveva lasciato Antonietta, lo travagliavano.

La giovane artista lo ascoltava un po' distratta, immersa nelle tristezze, che le derivavano da tutto ciò che aveva saputo, sofferto nella notte, dopo il suicidio del Tittoli, un po' attirata dai discorsi che la solleticavano ne' suoi istinti di artista.

Lucertolo aveva studiato le cabale, si stillava di continuo il cervello sul Casamia, sul Rutilio, sul Cornelio Agrippa, opere immortali per coloro che giuocano al lotto. Giuocò su un biglietto il 47, morto resuscitato; il 90, la paura che aveva avuto; il 13, la morte; il 52, la madre del Tittoli; il 26 le monete.

Sua madre era stata curata, assistita dalla Nencia. Di certo quella donna... Però il cuore del Tittoli nobile, generoso, repugnava da bassi sospetti. Egli esitava, come se temesse di commettere un'ingiustizia anche soltanto in pensiero. Decise d'interrogare la Nencia. È una mattina del maggio 1833.

Essa aveva conosciuto il Tittoli, egli la aveva aiutata a fuggire dal Ghetto... La gratitudine, la compassione... Il mistero che gi