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Carizia cercava parlare, ma le lacrime l'impedivano; poi disse a fatica: La conscienza mia pura mi liberará dall'obbrobrio della calunnia, ché questa sola ha lassato Iddio per consolazion degl'innocenti! Queste ultime parole morîr fra le labra, ché appena fûr udite; e morí prima della ferita.

LARDONE. Non son questi vini da bersi subito, ma prima farci un pochetto l'amore; poi accostarselo alla bocca pian piano con una maestá grande, poi con una regal riverenza sporger le labra fuori e gire ad incontrarlo, torne un saggio e darlo alle prime labra; poi un altro che ne bagni la lingua e il palato, poi spargerlo per tutta la bocca, e succhiarlo a poco a poco e non traboccarlo giú nel ventre come fusse una medicina; e bevuto che n'arai un bicchiero, sta contemplando la battaglia che fan le membra, che tutte vogliono esser le prime a gustarlo: il cuor, primo, ne cava la quinta essenza, il polmone tutto se ci tuffa dentro, le budelle se ne riempiono e la milza all'ultimo se ne succhia la parte sua.

GIACOMINO. I suoi costumi e la bellezza son tali che la rendono degna di maggior uomo ch'io non sono, e senza dote. Queste doti apportano piú danno al restituirle che ricchezza quando si prendono. E che maggior tesoro della sua bellezza? Ella ave oro nei capelli, zafiri negli occhi, rubini nelle labra e perle ne' denti. Qual miniera produsse mai cosí fin oro o ricche gioie?

La colpa fu sua, ed io che l'accuso, l'attesto, continua l'altro. Del resto giudichi il placito. Dopo tre anni Alberada è stata ripudiata. E nel pieno delle gioie, madre di un figliuolo, col sorriso d'amore sulla labra, lusingata di lunga felicit

88 L'astrologo tenea le labra chiuse, per non dire al dottor cosa che doglia, e cerca di tacer con molte scuse. Quando pur del suo mal vede c'ha voglia, che gli romper

Nel rimirarti in braccio d'altra, ne piansi; e piango. Altro che pianto, e riverenza, e silenzio, e sospiri, forse da me s'udia giammai? NER. Dolcezza hai su le labra molta; in cor non tanta. Traluce ai detti il fiel: tu mal nascondi l'ira che in sen contro Poppea nudrisci; e celasti assai meno altre superbe tue ricordanze di non veri dritti.

12 Non avea messo ancor le labra in molle, ch'un villanel che v'era ascoso appresso, sbuca fuor d'una macchia, e il destrier tolle, sopra vi sale, e se ne va con esso. Astolfo il rumor sente, e'l capo estolle; e poi che 'l danno suo vede espresso, lascia la fonte, e sazio senza bere, gli va dietro correndo a più potere.

37 Con tai parole e simili altre assai, che le lacrime accompagnano e sospiri, pregar non cessa tutta notte mai perch'alla pace il suo amator ritiri; e quel, suggendo dagli umidi rai quel dolce pianto, e quei dolci martiri da le vermiglie labra più che rose, lacrimando egli ancor, così rispose: 38 Deh, vita mia, non vi mettete affanno, deh non, per Dio, di così lieve cosa; che se Carlo e 'l re d'Africa, e ciò c'hanno qui di gente moresca e di franciosa, spiegasson le bandiere in mio sol danno, voi pur non ne dovreste esser pensosa.

Tal che la vuol, in fine, ciò che tu vuoi. Odi, padrone. Ella non sentí prima nominarti che io la viddi tutta accesa de l'amor tuo. Or sarai ben, tu, felice. CALANDRO. Tu di' il vero. E' mi par mille anni succiar quelle labra vermigliuzze e quelle gote vino e ricotta. FESSENIO. Buono! Volse dir sangue e latte. CALANDRO. Ahi, Fessenio! Imperator ti faccio.

CAPPIO. Paggio, che fai che non porgi da bere? ALTILIA. Bevete, cor mio. GIACOMINO. Io non beverò mai, se voi non bevete prima e lasciate ch'io suchi quelle reliquie che son rimaste in quella parte del bicchiero ove han toccato le labra vostre, acciò con quelle io possa rinfrescar l'arsura dell'anima mia.