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I colli gettano lunghe ombre, strane, e prendono tinte fiammeggianti; domina, da principio, il giallo, un giallo saturo che diventa poi arancione e poi rosso fuoco mentre i colli ardono; sembra che un gigantesco incendio divampi nel deserto; l'orizzonte è in fiamme, ed in mezzo a quelle fiamme, rossa essa pure, un'enorme brace, si tuffa la gigantesca palla solare.

Divina strada che scende con molle arabesco, si tuffa nel verde, inoculandosi! Siamo il sangue tonante rivoluzionario e sportivo d'Italia, che scorre scorre giù nelle intricatissime arterie della montagna Carnica! Somplago! Somplago! grida Menghini. Conosco quel paese! Menghini è raggiante. Le sue mani al volante sono contratte dall'emozione.

Adesso lo sciagurato non conta più i danari: a piene mani tuffa nella cassa altrui, a piene mani d

Uno, due, tre capriole vertiginose, poi Pagiolin si tuffa nel vento più potente che ha vinto gli altri venti, imponendo il suo ritmo di smisurato serpente fluido fra cento serpentelli rischizzati via e sgominati. Non è il caso di lottare. Pagiolin si abbandona colle ali chiuse come un proiettile, in questo vento che irrigidisce la sua corrente.

Siamo stati in mare tre giorni e tre notti. Tre giorni e tre notti di stiva, in mezzo ai guazzi e alle pozzacce delle porcherie vomitate, senza lavarci, senza svestirci, senza cavarci le scarpe, con un mastellone per i bisogni corporali vicino a noi, in mezzo a noi, come se fosse stato della catena, mangiando di tanto in tanto un boccone di pane insudiciato e stantio e bevendo nella secchia come il cane che vi tuffa il muso e ne lambisce il liquido con la lingua!

L'operaio si bagna le mani e il viso: se li stropiccia col sapone, che sdrucciola, scorre, scivola e fa una bella spuma: quand'è bene insaponato, tuffa viso e mani nella catinella e si risciacqua con forza... Alza il viso... non è più riconoscibile! La pelle è ritornata bianca, pulita, senza traccie di fumo o di polvere: e una leggera spazzolata basta a ravviargli il capo arruffato.

LARDONE. Non son questi vini da bersi subito, ma prima farci un pochetto l'amore; poi accostarselo alla bocca pian piano con una maestá grande, poi con una regal riverenza sporger le labra fuori e gire ad incontrarlo, torne un saggio e darlo alle prime labra; poi un altro che ne bagni la lingua e il palato, poi spargerlo per tutta la bocca, e succhiarlo a poco a poco e non traboccarlo giú nel ventre come fusse una medicina; e bevuto che n'arai un bicchiero, sta contemplando la battaglia che fan le membra, che tutte vogliono esser le prime a gustarlo: il cuor, primo, ne cava la quinta essenza, il polmone tutto se ci tuffa dentro, le budelle se ne riempiono e la milza all'ultimo se ne succhia la parte sua.

Alfine, alfine il mio cuore si bagna ed è gioia suprema! nella notte mendace e divina, piena di filtri amorosi come una coppa fatidica dall'orlo fiorito di stelle che tocca lo zenit!... Alfine, alfine il mio treno si tuffa ed è l'estasi! in questa notte plenaria, sotto l'intenerimento delle stelle inebbriate che s'assopiscon tenendo fra le dita morbidi fiori di turchese!...

Colli tesi dal terrore, striati di fiamme, contorti dallo strazio di lunghi gridi bianchi... Mascelle di cammelli, deliranti mascelle di vecchie centenarie che vadan ruminando fuoco e strider di carrucole!... Si slancia il treno e si tuffa, ebbro, la testa innanzi, nella Sera liberatrice e dispotica.

La vita, esuberante, lussuosa, irresistibile, inebriante, impetuosa, esigente, scoppia da tutti i suoi lineamenti. Il color vivo delle sue guance la rivela. Bianca invita al festino degli dei, che inizia alla beatitudine, ma che uccide se vi vi si tuffa con abbandono. Chi non vorrebbe morire su quel petto, la bocca applicata a quel collo serico e bianco il serpente dell'Eden?