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Giuliano, avuta l’inattesa ambasciata, in immensum elatus, come dice Ammiano, non pone tempo in mezzo, e muove, con tutti i suoi soldati e con seguito di gente innumerevole, verso Costantinopoli. Era una letizia, un trionfo non mai veduto. Sembrava la processione di un dio. Il passaggio dalle ansie di una guerra terribile, combattuta per l’impero, alla pacifica consacrazione col consenso di tutti, era stato tanto rapido da parere un miracolo. «Quando, narra Ammiano, si seppe, a Costantinopoli, del suo prossimo arrivo, uscì ad incontrarlo il popolo tutto, senza distinzione di sesso e di et

Mansueta gli corse dietro, don Luigi si avanzò rapidamente ad incontrarlo, ma entrambi dimenticarono tosto la stranezza del suo contegno perchè egli balbettò: Il sindaco la vuole in sacristia. Incredibili parole che, per l'affanno, non potè ripetere. Don Luigi era gi

Marta essa sola, se fosse stata vicina a Giuliano, non avrebbe avuto rispetto alla sua meditazione; offesa, stizzita, afflitta, per le cose udite da lui. A quell'ora dava volta nel proprio letto, ora su d'un fianco ora sull'altro; colla mente piena d'Alemanni, col cuore travagliato dalla paura del pievano; il quale aveva predicato e fatto predicare dal capuccino del quaresimale, che guai a chi avesse negato qualcosa a qualcuno di quei soldati. Ora questo pievano non era uomo da farsi pigliare a gabbo; e quel che diceva faceva; e le cose della sua cura le conosceva a puntino; vedendo dentro le case come fossero state senza tetto, o avessero avuto le mura di vetro. Venuto trent'anni prima a quella pievania, la gente del borgo gli era nata più che mezza sotto gli occhi; e quelli che non erano stati battezzati da lui lo temevano, sebbene gli fossero meno reverenti. Rammentavano d'essere andati ad incontrarlo il giorno del suo arrivo, lontano un bel tratto, in processione, a suon di campane; e vivevano ancora quasi tutte le donne, che da giovinette tra le più belle e dei migliori casati, gli avevano fatto la fiorita per la via, vestite di bianco, e cantando lodi come al Nazzareno. Ma in cambio, a cavallo d'una gagliarda giumenta, accompagnato da un mulattiere carico di parecchie casse, e da una donnicciola che pareva venisse a morte su d'un'asina stanca; avevano visto comparire un prete prosperoso e di cera ardita; il quale ricevute le prime accoglienze, aveva subito comandato di dar volta ai maggiorenti che menavano la processione, e alle fanciulle che, dinanzi a lui, s'erano tutte confuse e messe cogli occhi bassi. Entrato al suo posto, era stato poco a mostrare d'aver preso alla lettera i nomi di pastore e di gregge: alcuni che avevano osato di badare alle opere sue, con due o tre esempi gli aveva fatti star zitti; e a poco a poco s'era acconciato in casa, come se fosse stato certo di campare cent'anni. E a dir vero, ai tempi di questa storia, aveva gi

D'altronde da un istante all'altro il conte poteva lasciare il castello, ed ei non voleva esporsi ad incontrarlo in cammino.

Nevicava fitto fitto, a grandi falde, lente e sfioccate, e il padre Loria giunse sotto l'atrio in uno stato proprio compassionevole. Mentre si asciugava davanti al fuoco acceso nel gran camino della stanza da pranzo, il duca venne a incontrarlo. Il colloquio fu breve, riuscì freddo, quasi come la giornata.

Al Palazzo torna il conte; a incontrarlo il re venía:

Era un ometto di media statura, secco, con un cordone di barba nera, naso e mento aguzzi. Il canonico era andato ad incontrarlo a piè della scala, seguito da don Ciccio e don Salvatore, e si buttò tra le sue braccia piangendo. Egli, dati que' conforti che si soglion dare in simili occasioni, entrò col capello in mano asciugandosi il capo pelato con la pezzuola bianca.

In pari tempo la guardia municipale vi mandava un suo distaccamento; e numerosissimo popolo, avendo alla testa moltissimi officiali dello stesso corpo, si recava ad incontrarlo. La Via Grande e la Piazza decoravansi quasi tutte a festa, ed immenso popolo applaudiva all'eroe di Montevideo... Forti e generose parole ha detto al popolo il Generale, ed ha salutato, in fine, la Costituente italiana.

Falco, è Falco (gridò quest'ultima trasportata da improvviso contento): riprendi, o Rina, la facella, corri ad incontrarlo: a qual periglio s'è desso esposto questa notte per ritornare! Oh quanto gli sta a cuore la sua casa! Egli scoprì che i Ducali erano a Lezzeno, e vento, tempesta, barche nemiche poterono tenerlo lontano dalla sua rupe. Scendi, Rina, agita la facella; egli è gi

Ella non avrebbe voluto incontrarlo in quel momento; pur gli tese la destra in atto amichevole, e gli domandò con dolcezza: Come state, Cipriano? Il giovine le si pose a fianco. Era pallido, più negletto del solito nel vestire; aveva la barba e i capelli rabbuffati. Grazie di quello che ha fatto per la mia povera mamma egli disse. Oh, la mamma le voleva tanto bene! Lo so, Cipriano....